lunedì 18 gennaio 2010

La guerra assimetrica e le azioni di terrorismo

LA GUERRA ASIMMETRICA E LE AZIONI DI TERRORISMO

Mentre si scrivono queste modeste considerazioni oggi 18 gennaio 2010 a Kabul si sta sparando e non si conosce esattamente cosa stia avvenendo. Sembra comunque che dalle 08.10 (ora italiana) sia partita un’azione di guerra asimmetrica, come anche espressamente dichiarato dall’Ambasciatore Segui, rappresentante UE in Afghanistan. Una ‘guerra asimmetrica’ che si sta ripetendo da tempo la cui efficacia forse è stata troppo spesso sottovalutata dagli analisti e dagli strateghi militari. Una realtà dove la potenza militare delle Forze NATO dell’ ISAF non riesce ad ottenere il successo pur essendo assolutamente superiore a quella dei talebani.
Un approccio di valutazione molto semplicistico che ha portato nel tempo a sviluppare analisi limitate alla contingenza del momento piuttosto che a valutare su un piano globale i fatti e tenendo in massima considerazione quanto la storia dell’Afghanistan riporta nel tempo. Un Paese dove ogni qual volta c’è stata una contrapposizione militare, prima o poi la debolezza è diventata forza e viceversa.
In un conflitto asimmetrico il nemico raramente offre bersagli che possano essere distrutti da un avversario anche se dispone di sofisticate armi di precisione, con il risultato che molto spesso durante il vivo dello scontro la tecnologia moderna non raggiunge lo scopo sperato, piuttosto provoca ‘danni collaterali’. E da quanto si legge dalle Agenzie o si ricava attraverso i notiziari radio - televisivi è ciò che sta avvenendo oggi a Kabul. Una realtà che dimostra ancora una volta che troppo è stata sottovalutata “l’inventiva militare” delle forze talebane. Costoro stanno, infatti, dimostrando che oltre a saper sfruttare le situazioni contingenti sono in grado di coordinarsi sul territorio gestendo azioni terroristiche accompagnate da veri e propri atti tattici e dando prova di saper aggirare anche l’intelligence avversaria, sicuramente molto evoluta ma altrettanto poco efficace a permeare le strutture tribali.
Il terrorismo, si racconta, è l’arma dei deboli ma l’Afghanistan come l’Iraq stanno confutando questo approccio approssimativo, dimostrando piuttosto che l’atto terroristico è l’espressione di una strategia pianificata a tavolino in grado di opporsi alle più sofisticate tecnologie militari e di intelligence. Una serie di azioni in grado di mettere in crisi l’Occidente, finora incapace di elaborare risposte efficaci e strategie deterrenti e che non dimostra di essere in grado di affrontare gli eventi che sono espressione di una guerra asimmetrica. Un errore di valutazione considerando quanto la storia ci tramanda da millenni. Publio Quintilio Varo comandante delle Legioni romane fu sconfitto nel 7 secolo d.C a Teutoburgo in Germania da un manipolo di guerriglieri locali. Moltissimo tempo è trascorso da allora, moltissimi altri episodi storici molti dei quali concentrati alla fine del secolo scorso, hanno confermato le valenze positive della guerra asimmetrica a favore di chi sul campo ha minore potenzialità. Una realtà che, però, non ha indotto analisi approfondite del problema anche e soprattutto attraverso l’attenta lettura delle “Lesson Learned” su quanto avvenuto nel tempo e che confermano come spesso il meno potente può sconfiggere sul piano militare il potente.
La Cecenia dove bande di miliziani male armati hanno battuto di fatto l’esercito russo. L’Afghanistan dei Mujaheddin che cacciò l’Armata Rossa. Il Libano, dove la guerriglia dei Hezbollah ha costretto Israele a ritirarsi senza contropartita. La Somalia, dove bande di combattenti hanno di fatto sconfitto l’America ed i suoi alleati. Tutte aree geografiche dove, come nei, territori palestinesi la guerriglia urbana ed terrorismo contro obbiettivi civili hanno vinto in moltissimi casi la superiorità economica, tecnologica e militare dell’avversario.
E’ necessario, quindi, essere preparati a fronteggiare queste nuove realtà che i fatti di Kabul del 18 gennaio 2010 stanno dimostrando essere in continua evoluzione, partendo dal presupposto che quasi mai, a meno di “terroristi della domenica”, l’atto terroristico è un’azione di un disperato estremista. E’, invece, un’arma a basso costo e a bassa tecnologia scelta da chi ha la consapevolezza che sarebbe sconfitto se scegliesse di combattere una guerra convenzionale contro un nemico tecnologicamente evoluto sul piano militare. Il kamikaze non deve, quindi, essere considerato semplicemente come il terrorista suicida, piuttosto deve essere ritenuto come un’arma tattica, un aereo senza pilota che porta il sistema (lo IED - Improvised Explosive Device) sull’obiettivo.
Per questi motivi il terrorismo diventa l’arma principe della guerra asimmetrica a partire dagli inizi del ventunesimo secolo ed è ciò che sta avvenendo dal 2002 in Afghnaistan e che oggi sta evolvendo in una forma di “terrorismo articolato” rappresentato da attentati suicidi, accompagnati da vere e proprie azioni di scontro armato. Combattendo nelle banche, sulla pubblica strada, negli alberghi e negli uffici i Talebani coinvolgono e colpiscono la popolazione civile, dando poco spazio all’avversario che in terreno aperto sarebbe invece vincitore assoluto disponendo di “armi intelligenti” e discriminanti. Una tattica che, peraltro, incrementa la probabilità del verificarsi di danni collaterali, dividendo, quindi, l’opinione pubblica mondiale ed insinuando il dubbio che invece di combattere il terrorismo e sconfiggerlo sul terreno, sia necessario soddisfare le richieste politiche di Al Qaeda. Più si cerca il combattimento fra la gente ed in luoghi dove è massiccia la presenza della popolazione civile, più aumenta il rischio incalcolabile del coinvolgimento di civili innocenti, che l’opinione pubblica moderna non può nè giustificare nè tollerare.

3 commenti:

Piero Laporta ha detto...

Il teatro afghano ci fa misurare ogni giorno l’urgenza di adeguare le nostre categorie di giudizio alla situazione corrente. Dopo l’11 settembre 2001 i confini e le distanze non hanno più significato. Dobbiamo dunque scegliere se gravitare con le nostre risorse sulla difesa interna del territorio o, senza sguarnire le nostre città, cercare il nemico a casa sua, snidarlo e distruggerlo. La prima strategia si imporrebbe qualora la seconda fallisse. Al contrario il successo della seconda strategia, rende superflua la prima. È pertanto la seconda strategia quella determinante e, costi quello che costi, occorre perseguirla con decisione Questo non dobbiamo mai dimenticarlo neppure, anzi soprattutto nei momenti in cui le sorti ci sono contrarie.

Anonimo ha detto...

Una Sua "frase" mi ha colpito:

"..invece di combattere il terrorismo e sconfiggerlo sul terreno, sia necessario soddisfare le richieste politiche di Al Qaeda.."

In internet girano un video di parecchi "sgozzati" per essersi convertiti..al Cristianesimo.

Non di meno la "CULTURA" islamica è permeata dalla giustificazione della violenza fisica, e barbari attentati sono da lei quasi giustificati.

Probabilemente Lei opta per una "resa" senza condizioni. Per evitare danni collaterali?

Una sua opinione che qui viene rispettata e condivisa, ben diverso sarebbe se Lei si trovasse dall'altra parte della barricata, e ostentasse plauso per la democrazia e libertà.

Sarebbe certamente lapidato. Per "APOSTASIA".

Caro Termentini, anche se Lei avesse 11 anni.

Si legga quanto fedelmente riporto:
La polizia di Toba Tek Singh ha aperto un’inchiesta per blasfemia contro cinque cristiani locali, fra cui Daniel, di 11 anni. ..Sono accusati di aver espresso commenti irrispettosi nei riguardi di Maometto ed aver dissacrato dei fogli su cui era scritto il nome del profeta.

Condivido pertanto le parole di Piero Laporta:
""..cercare il nemico a casa sua, snidarlo e distruggerlo..."

Danni collaterali?
Li spieghi caro Trementini, a quel bambino di 11 anni.

Sono inservibili le armi intelligenti?
Bene si torni alle armi "stupide" e nessuna pietà per chi condanna a morte un bambino.

Costi quel che costi! BASTONE e carota:
Uccidi un bambino? SONO CRIMINI CONTRO L'UMANITA'
Pertanto non vedo difficoltà di intervento.

Siano individuati i colpevoli, puniti al di là dei confini politici religiosi e culturali.


Comprendi che la violenza non ha giustificazioni?
Aiuti per scolarizzazione, economici e sociali senza alcuna limitazione.

Fortunatamente ormai al riguardo, vi sono ampie, consolidate quanto condivisibili opinioni:

IL PRIMO MINISTRO AUSTRALIANO.

(Che io vorrei in prestito).

"Ai musulmani che vogliono vivere secondo la legge della Sharia Islamica, recentemente è stato detto di lasciare l ’ Australia, questo allo scopo di prevenire e evitare eventuali attacchi terroristici.... Mostra tutto

Sembra che il primo ministro John Howard abbia scioccato alcuni musulmani australiani dichiarando: GLI IMMIGRATI NON AUSTRALIANI DEVONO ADATTARSI!

Noi accetteremo le vostre credenze senza fare domande. Tutto ciò che vi domandiamo è di accettare le nostre, e di vivere in armonia pacificamente con noi. Questo è il NOSTRO PAESE; la NOSTRA TERRA e il NOSTRO STILE DI VITA. E vi offriamo la possibilità di approfittare di tutto questo. Ma se non fate altro che lamentarvi, prendervela con la nostra bandiera, il nostro impegno, le nostre credenze cristiane o il nostro stile di vita, allora vi incoraggio fortemente ad approfittare di un'altra grande libertà australiana: IL DIRITTO AD ANDARVENE. Se non siete felici qui, allora PARTITE.

Non vi abbiamo forzati a venire qui, siete voi che avete chiesto di essere qui. Allora rispettate il paese che VI ha accettati.

Piero Iannelli
pieroiannelli@gmail.com

FERNANDO TERMENTINI ha detto...

Non ho 11 anni ma qualche anno in più. Forse lei ha letto con l'approccio di in bambino di 10 anni. saluti