giovedì 18 febbraio 2010

Segnali di una possibile evoluzione della situazione nel Centro Asia

Varie agenzie di stampa riferiscono una successione di eventi che interessano le aree “calde” del Centro Asia e che potrebbero dimostrare come da parte di Al Qaida sia in atto un coordinamento operativo in risposta all’improvviso riavvicinamento dell’Intelligence pakistana (ISI) alla CIA, segnato dal recente arresto a Karachi del Mullah Baradar, numero due della struttura terroristica ed alle azioni militari in corso in Afghanistan. Oggi si ha, anche, notizia che in Pakistan almeno 10 giorni orsono sono stati arrestati dalle autorità pakistane altri due alti esponenti del movimento dei talebani, quasi contemporaneamente a quando i servizi di intelligence di Islamabad e la Cia catturavano Baradar. Altri due arresti eccellenti se si conferma che potrebbero essere "i governatori ombra" dei Talebani nelle province afgane di Kunduz e Baghlan, il Mullah Abdul Salam (Kunduz) e il Mullah Mohammad (Baghlan). La risposta terroristica è stata immediata e contemporanea alla notizia dell’arresto. Due attentati nelle Aree Tribali pakistane confinanti con l’Afghanistan. Una prima esplosione vicino ad una moschea ad Aka Khel nella Khyber Agency ed una seconda in un mercato di bestiame nella Orakzai Agency. Entrambe le località notoriamente ospitano Talebani e strutture per la fabbricazione di eroina ricavata dal papavero da oppio coltivato in Afghanistan e poi commercializzata verso i mercati occidentali e dell’estremo Oriente. Gli attentati sono peraltro avvenuti mentre è in visita ad Islamabad l'inviato statunitense Richard Holbrooke. Sempre oggi arriva anche la notizia dell’arresto a Karachi di tre affiliati ad Al Qaida, Kifayatullah e Abu Reyan Al Zarkazi (fonte agenzia di stampa indiana Pti). Questo ultimo, meglio conosciuto come Abu Musa già comandante di gruppi terroristici stranieri che hanno operato nel Waziristan pakistano contro gli americani e che prima dell'11 settembre avrebbe accompagnato Bin Laden in Sudan. Costoro sembrano fossero a Karachi per l'acquisto di parti meccaniche, fra cui timer per lavatrici spesso utilizzati come attivatori degli IED (Improvised Explosive Device) utilizzati negli attacchi terroristici. Contemporaneamente si ha notizia che l’attentato di due giorni orsono avvenuto a Pune nell’India centro-occidentale è in qualche modo legato al rifiuto dell'India di discutere il futuro fra il Kashmir ed il Pakistan e contro la recente alleanza dell’India con gli Stati Uniti. Una rivendicazione in questi termini fatta da Abu Jindal portavoce di un gruppo finora sconosciuto “LeT Al Alami”, quasi sicuramente emanazione della scissione del Laskher-e-Taiba notoriamente vicino ai servizi segreti pakistani. Questa mattina ancora un grave attentato in Iraq, a nord-ovest di Baghdad come riferito dalla polizia di Ramadi, capoluogo della provincia occidentale di al Anbar. L'attacco è stato compiuto con un'autobomba guidata da un attentatore suicida, che si è lanciato con la vettura contro l'ingresso fortificato del compound che ospita importanti organi istituzionali del governatorato iracheno. Una convergenza di eventi che potrebbe dimostrare il consolidamento di un network di “terrorismo transnazionale” al quale la comunità internazionale sta rispondendo con azioni multilaterali e bilaterali, dalla battaglia di Helmand alle operazioni congiunte ISI e CIA. Ipotesi peraltro coerente a quanto delineato in recenti dichiarazioni dal Segretario di Stato USA, Hillary Clinton quando ha parlato di una minaccia incombente determinata dalla connessione fra le varie entità terroristiche che potrebbe coinvolgere “i fondamentalisti islamici nella Penisola Arabica legati al Qaida o al Qaida in Afghanistan e in Pakistan o al Qaida nel Maghreb” e che se sommata alle vicende sul nucleare in corso in Iran ed in Corea del Nord, potrebbe creare una condizione di rilevante minaccia per il mondo occidentale.


18 febbraio 2010

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