domenica 21 marzo 2010

IED artigianali in Afghanistan

Il Washington Post, uno dei maggiori quotidiani USA ha pubblicato il 18 marzo u.s. la notizia che “i combattenti talebani hanno più che raddoppiato il numero di bombe artigianali”. Una tipologia di IED (Improvised Esplosive Device) provvisti di cariche esplosive autocostruite, ormai numericamente di gran lunga superiore a quanto utilizzato in Iraq. L’autore dell’articolo, Craig Whitlock , motiva questa nuova scelta operativa dei Talebani con il fatto che gli ordigni a bassa tecnologia sono difficilmente individuabili dai sofisticati sistemi di contromisura utilizzati dal Contingente militare della NATO ed in particolare da militari USA. Una spiegazione assolutamente vera se riferita ai sistemi di attivazione degli IED nel caso che gli insorti utilizzassero sistemi meccanici piuttosto che elettronici. Assolutamente affrettata se riferita solo al tipo di carica esplosiva e peraltro fuorviante qualsiasi valutazione analitica della minaccia. Qualunque sia, infatti, la carica esplosiva utilizzata, artigianale realizzata impiegando sostanze chimiche destinate all’agricoltura (fertilizzanti) mescolate a gasolio o esplosivo convenzionale per uso bellico, non può vanificare l’efficacia dei moderni dispositivi elettronici utilizzati contro la minaccia specifica, gli “jammers”. Essi agiscono sul dispositivo di attivazione dell’ordigno cercando di “confonderlo” (jam in inglese significa pasticcio, confusione) e non sulla sua carica, qualunque essa sia. I dispositivi utilizzati dal Contingente NATO in Afghanistan emettono segnali radio di disturbo per rendere inutilizzabile i possibili congegni elettronici utilizzati da un terrorista per attivare a distanza l’esplosione e sicuramente non vengono “accecati” da cariche esplosive artigianali. I disturbatori elettronici impiegati nel teatro afgano ed iracheno, sono estremamente versatili, coprono un'ampia banda di frequenza radio ed altrettanto un numero elevato di bande in uso ai cellulari con lo scopo di contrastare ogni possibile gamma di fonti di emissioni elettromagnetiche, dai semplici trasmettitori radio ai telefonini più sofisticati ed a qualsiasi altro dispositivo wireless. Probabilmente i Talebani, constatata la valenza dei moderni jammers, stanno mutando le scelte operative ritornando ad esaltare il concetto a base di ogni IED: tanto più efficace quanto maggiore è la fantasia di chi lo realizza piuttosto che la sofisticazione del materiale usato. I talebani sono, infatti consapevoli che nel 70% dei casi la presenza degli IED artigianali, è possibile solo se gli specialisti EOD (Esplosive Ordnance Disposal) sono in grado di “leggere” specifici indizi sulla presenza di possibili “ordigni da agguato terroristico”. La scelta talebana potrebbe, quindi, risultare vincente nei confronti di un avversario che ormai è abituato ad utilizzare dispositivi tecnologicamente sofisticati per individuare e neutralizzare gli ordigni e che, quindi, ha perduto la “sensibilità epidermica” indispensabile per individuare gli indicatori della possibile presenza di IED, garantita solo da un’attenta formazione consolidata attraverso una lunga esperienza operativa. Per realizzare IED artigianali che all’atto dell’esplosione abbiano un’efficacia almeno eguale a quelli di ordigni tecnologicamente più evoluti anche solo usando munizionamento bellico, è necessario disporre di grosse quantità di sostanze chimiche di base e di altro materiale di normale uso commerciale che in realtà come quella afgana possono essere assicurate unicamente potendo fare affidamento sul sopporto logistico locale che solo la complicità della popolazione e stretti rapporti con la malavita locale possono garantire. Questa scelta operativa dei Talebani, se confermata, potrebbe configurare un nuovo scenario in cui il consenso per gli insorti da parte della popolazione locale e la complicità dei Signori della Guerra assumerebbero una valenza significativa con ricadute anche su una possibile rivalutazione del ruolo degli insorti. I clans di criminali, inoltre, sicuramente sfrutterebbero la situazione utilizzando parte del materiale destinato agli attacchi terroristici per la tutela dei loro interessi non leciti attraverso attentati che poi potrebbero essere attribuiti agli insorti coinvolgendo in particolare le forze di polizia ed il personale della NATO. A tale riguardo è assolutamente condivisibile l’affermazione attribuita dall’articolo del Washington Post al Magg. Gen. T. Michael Flynn, il capo dell'intelligence militare americana in Afghanistan, quando afferma che “il modo più efficace per combattere l'ondata di IED è quello di applicare una strategia globale anti - insurrezionale che coinvolga la popolazione locale”. Un approccio che contribuirebbe ad isolare i Signori della Guerra e proporre gli abitanti come un’essenziale fonte informativa per gli specialisti di antisabotaggio.

22 marzo 2010

(per approfondimenti: http://www.difesa.it/backoffice/upload/allegati/2010/%7B130B2A1C-2D2B-4C1A-8600-514CEB08D8B0%7D.pdf )

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