giovedì 13 maggio 2010

150 anni dell’Unità di Italia

La ricorrenza della nascita di una Nazione ed ancora di più l’anniversario dei 150 anni dall’avvenuta coesione nazionale rappresentano il compleanno di tutti i cittadini di uno Stato. Non celebrarlo è un atto irriverente nei confronti della storia, della cultura e della tradizione di un popolo. La “gestazione” per la nascita dell’Italia è iniziata nel lontano 11 maggio 1860, quando Garibaldi partito da Quarto (Genova) è sbarcato a Marsala ed ha invitato gli italiani ad impegnarsi per costruire finalmente la Nazione, pronunciando la storica frase “Qui si fa l’Italia o si muore”. Tantissimi risposero alla “chiamata” e moltissimi di costoro sacrificarono la vita perché il 17 marzo 1961 potesse sorgere l’Italia unita. Una Nazione non nasce dal nulla, ma occorre l’impegno di migliaia di cittadini che, anche a costo della loro vita, si rendono disponibili per la comunità e concorrono a formare la grande famiglia della società nazionale. Coloro che si sono impegnati perché l’Italia diventasse Stato unico ed indivisibile lo hanno fatto prescindendo dalla loro estrazione sociale e culturale, dalle loro convinzioni politiche e, soprattutto, dagli interessi personali. Dimenticare questo impegno non favorisce la crescita dello Stato, piuttosto può indurre conseguenze spesso pericolose per la stabilità e la sicurezza nazionale. Dimenticare che l’Italia è nata attraverso l’impegno di tutti i cittadini - abitanti nel meridione, nel Centro Italia ed oltre Po - rappresenta un falso storico inaccettabile che solo un’adeguata celebrazione della ricorrenza può confutare e vanificare. Ognuno può giudicare la celebrazione come un evento positivo o meno anche proponendo critiche storiografiche, ma rimane il fatto che in qualsiasi altro Paese del mondo un anniversario del genere sarebbe celebrato con attenzione e dedizione. Ignorare, invece, l’evoluzione politica del nostro Paese, ciò che è stato costruito dagli italiani durante il Risorgimento sarebbe un vero e proprio delitto culturale che non può essere accettato in quanto rappresenterebbe una regressione intellettuale inaccettabile e cancellerebbe la validità dei fatti che hanno permesso all’Italia di trovare la sua identità nazionale. Durante il Risorgimento tutti gli italiani furono coinvolti nel processo di unificazione, senza lasciare spazio a “pregiudizi e luoghi comuni” come ha ricordato recentemente il Presidente della Repubblica. Questo non può essere dimenticato a favore di approcci demagogici, magari solo dettati da interessi politici settoriali che sicuramente non aiutano a far comprendere alle nuove generazioni l’importanza del senso dello Stato e del rispetto delle regole, unici parametri che assicurano la libertà individuale e quindi la democrazia. La celebrazione delle ricorrenze non è un atto retorico, ma deve rappresentare un momento di riflessione per richiamare alla memoria dei giovani la storia del loro Paese ed accrescere la coesione nazionale, elemento indispensabile per alimentare lo spettro di contrasti sociali, di classe e di appartenenza che nel tempo possono aprire le porte al terrorismo per scopi politici. Spinto da queste convinzioni e dalla certezza della validità dei valori nazionali e storici che hanno portato all’unità dell’Italia e che sono rappresentati dal nostro “Tricolore”, voglio ricordare le parole di un manoscritto di Giosuè Carducci “Per il Tricolore” che, pur con il linguaggio retorico tipico di quel tempo, offrono uno spunto di meditazione su quelli che dovrebbero essere i valori universali di una Nazione. Le parole del poeta ci indicano come i sentimenti nazionali unitari hanno rappresentato la prima pietra sulla quale è stato possibile costruire la Repubblica, senza i quali si è destinati ad un futuro privo di certezze e buio che potrebbe riaccendere nuove divisioni politiche, di ceto e territoriali, con il rischio di rivitalizzare gli “anni di piombo” e dare inizio a nuove forme di terrorismo interno oggi, peraltro, facilitato dalle emergenze internazionali. Per chi ha interesse le parole del poeta possono essere ascoltate al link http://www.fernandotermentini.it/unitàdiitalia.htm

13 maggio 2010

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