giovedì 28 ottobre 2010

Gli attentati terroristici "sporchi"

Fra le centinaia di documenti pubblicati recentemente dal sito Wikileaks ce ne sono alcuni che forniscono indicazioni sulla effettiva disponibilità in Iraq di armi chimiche. Consistenza tale da non giustificare forse l’azione bellica della Coalizione anglo - americana e la successiva invasione dell’Iraq, ma che conferma che il regime iracheno era riuscito a nascondere molto materiale alle varie ispezioni delle Nazioni Unite. L'Iraq aveva cominciato a costruire armi chimiche ben prima dell'operazione Desert Storm e negli anni 70-’80 le aveva utilizzate nella guerra contro l'Iran e contro la popolazione curda. Durante la prima Guerra del Golfo si manifestò la minaccia reale che l’Iraq potesse utilizzare missili a caricamento chimico per colpire Israele. Solo il timore di pesanti ritorsioni del mondo occidentale consigliò a Saddam di recedere da questo proposito. Chi scrive nel 1991 constatò sul campo che il 5% del munizionamento di bordo della maggior parte dei carri da combattimento iracheni e dei semplici veicoli blindati adibiti al trasporto truppa, era a “caricamento speciale”. Nello stesso periodo le Nazioni Unite istituirono una speciale commissione (UNSCOM) che fu inviata in Iraq per individuare, distruggere, rimuovere o rendere innocue "tutte le armi chimiche e biologiche, le scorte di agenti chimici e biologici, i sottosistemi e relativi componenti di armi non convenzionali e la strumentazione necessaria alla ricerca e produzione nello specifico settore. Nel dicembre 1998, UNSCOM lasciò l'Iraq dopo aver verificato l’avvenuta distruzione del potenziale bellico iracheno a caricamento chimico che era stato rinvenuto durante l’attività ispettiva. Un elenco riportava che erano state alienate circa 88.000 munizioni chimiche, oltre 600 tonnellate di agenti chimici, 4.000 tonnellate di sostanze base, “precursori” di agenti chimici e circa 980 parti di attrezzature per la produzione e 300 attrezzature utili per le analisi di laboratorio. Nello stesso documento era riportato anche che l’Iraq aveva prodotto circa 250 tonnellate di Tabun e 812 tonnellate di Sarin, gas nervini ad elevatissima letalità, con cui aveva caricato negli anni le testate di razzi contro carro modello RPG-7, granate da mortaio da 82 e 120 millimetri, bombe di aereo da 250 e 500 libbre, granate di artiglieria da 155 mm. e una trentina di testate speciali del missile di produzione nazionale di Al-Hussein (una variante dello SCUD). Nessun cenno di UNSCOM se anche questo ultimo materiale fosse stato rinvenuto e distrutto. E’ molto probabile, quindi, che una parte del potenziale iracheno NBC (Nucleare, Biologico, Chimico) sia andato disperso nel deserto durante la prima Guerra del Golfo o sia rimasto nascosto nei depositi segreti mai scoperti né dai funzionari dell’ONU né dall’intelligence occidentale. Un’ipotesi confermata almeno in parte da quello che è stato trovato dopo l’invasione dell’Iraq del 2003. Documenti ufficiali USA riferiscono della scoperta di 500 proiettili a caricamento chimico e di una vasta tipologia - seppure in modeste quantità - di altri aggressivi chimici trovati in varie parti del Paese e addirittura acquistati nei mercati clandestini di Bagdad e Bassora. Inoltre, da quanto riportato in un file pubblicato da Wikileaks e datato 26 novem¬bre 2010 risulta che nella zona di Falluja roccaforte dei ribelli iracheni siano stati localizzati laboratori artigianali per la realizzazione di aggressivi chimici. Dati oggettivi che confermano che Saddam disponeva di aggressivi chimici, in particolare iprite e gas nervini e di specialisti in grado di gestire ed utilizzarli. Materiale che potrebbe essere stato abbandonato dall’esercito iracheno in fuga insieme alle tonnellate di munizionamento attivo disperso nel deserto o ancora conservato nei depositi militari. Scorte enormi a disposizione del mercato clandestino e del terrorismo, parte delle quali già utilizzate in occasione di importanti attentati avvenuti in Iraq ed anche in Afghanistan. L’esplosivo convenzionale insieme alle sostanze chimiche tossiche consentirebbe di realizzare “IED sporchi” con grave pericolo per le comunità locali ed internazionali. Una minaccia reale che non può essere sottaciuta e che dovrebbe indurre ad un attento monitoraggio della situazione che in questo momento caratterizza le aree del Centro Asia dove maggiore è la tensione politica e militare. Ne consegue che dovrebbe essere avviata un’attenta acquisizione di informazioni con un’azione di “intelligence mirata” sviluppata anche attraverso il costante monitoraggio della rete telematica per sviluppare analisi mirate in particolare dei flussi finanziari che possono essere collegati al commercio delle armi, della droga proveniente dall’Afghansitan ed ai flussi dell’emigrazione clandestina i cui “costi” sicuramente non possono essere sostenuti da chi fugge da realtà sociali che garantiscono un reddito procapite di 2 dollari americani al giorno. E’ più probabile, invece, che i costi dei traghettamenti siano sostenuti da organizzazioni eversive in cambio della disponibilità dei clandestini di entrare a far parte di un network di “cellule dormienti” legato alla malavita della “Nazione Ospite” retribuita con forniture di droga ed armi per assicurare il necessario supporto logistico. Un’attenzione investigativa che dovrebbe rappresentare la routine quotidiana per tutte le Forze di Polizia e degli apparati di sicurezza privati di uno Stato e che proprio oggi ha evidenziato la sua cui efficacia. A Washington un cittadino americano di ori¬gini pakistane è stato arrestato mentre stava preparando un attentato alla metropolitana. L’uomo aveva attirato l’attenzione delle forze dell’ordine per avere cercato di pro¬curarsi “materiali sospetti”.

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