lunedì 1 novembre 2010

Le nuove strategie terroristiche

Al Qaeda ha cambiato strategia terroristica. Azioni contemporanee con l’impiego di IED nascosti in oggetti di uso comune. E’ quanto avvenuto in questi giorni in cui l’esplosivo è stato nascosto in cartucce di toner per stampanti, trasformate in ordigni esplosivi e caricate a bordo di vettori aerei destinati al trasporto delle merci. IED realizzati in Yemen, sembra dall’artificiere di Al Qaeda Ibrahim Hassan al Asiri, un ventottenne saudita. Probabilmente il medesimo artificiere che ha realizzato a dicembre del 2009 l’ordigno che fortunatamente non ha funzionato e che era nascosto nelle mutande di un attentatore nigeriano anche esso proveniente dallo Yemen ed imbarcato su un aereo della Delta airline in volo verso Detroit. Gli IED nascosti nelle stampanti presentano in prima approssimazione soluzioni tecnologiche più sofisticate rispetto a quello portato dal nigeriano. Realizzati con lo stesso esplosivo ma con un innesco sicuramente più efficace ed un sistema di attivazione elaborato, costituito da una scheda elettronica collegata ad una carta telefonica SIM. Gli IED (Improvised Explosive Device) rinvenuti sono stati realizzati con un esplosivo molto potente, la Pentrite, facilmente recuperabile negli attuali Teatri di guerra in quanto presente in molto del munizionamento bellico di medio e grosso calibro abbandonato inesploso sul terreno o accessibile negli ex depositi militari non più presidiati. La tipologia degli ordigni ricavati da oggetti di uso comune prediligendo pacchi, libri, lettere e quanto altro di simile, non rappresenta una novità ma è una prassi nota applicata da chi è stato addestrato ad occuparsi di sabotaggio. Semmai, indica che è stato attivato un collegamento delle cellule in Yemen con la resistenza afgana e con la componente eversiva residente in Somalia, maestri nel trasformare normali oggetti in micidiali trappole esplosive. Difficile dire se in questa occasione si tratta di una prova generale o se, piuttosto, l’azione terroristica sventata potrebbe essere seguita a breve da altri attacchi. Un fatto è certo. Esiste un flusso di terroristi che progressivamente abbandonano le aree tribali pakistane, il sud dell’Afghanistan e l’Iraq, per stabilirsi nello Yemen a ridosso del Golfo di Aden. Le basi pakistane al confine con l’Afghanistan non garantiscono ormai affidabili condizioni di sicurezza e sono sempre di più esposte ai bombardamenti degli USA. La dislocazione yemenita agevola il link ormai consolidato da anni fra le cellule operanti in Asia Centrale e quelle dislocate nel Corno d’Africa ed in Sudan. Scelta quella delle cellule trasferite in Yemen che ha una certa affinità con quella fatta a suo tempo dalla vecchia nomenclatura di Al Qaeda quando decise di stringere accordi con le Agenzie Tribali pakistane autonome da Islamabad. Oggi analoga garanzia offrono le tribù yemenite che si oppongono alla politica di Sanaa in un paese il cui governo centrale non riesce a controllare l’intero territorio nazionale. Forse siamo di fronte ad una nuova generazione terroristica non più condizionata dal “misticismo ideologico” che aveva spinto Bin Laden ed il suo staff ad operare nascosti nelle grotte di Tora Bora per essere vicini ai mujaeddhin e condividere con loro il pericolo. Una classe dirigente moderna, maturata all’ombra di Al Qaeda ma pronta ad evoluzioni operative non ancora esattamente configurabili. Sicuramente terroristi preparati, la cui potenzialità andrebbe valutata con maggiore cautela rispetto ai vari pareri espressi in questi giorni. Giudizi affrettati che da più parti hanno definito i terroristi gente poco esperta che non è riuscita a fare esplodere gli ordigni che invece con ogni probabilità non hanno funzionato in quanto intercettati prima di quando era stato programmato l’atto terroristico. Gente con passaporto americano vo¬tati alla guerra santa interna¬zionale come gli occidentali convertiti all’islam residenti nelle zo¬ne tribali al confine fra il Paki¬stan e l’Afghanistan appartenenti ad Al Qaeda o già arruolati dai talebani somali. “Occidentali” che conoscono bene la realtà internazionale e sanno come sfruttare “i varchi” per far passare un kamikaze o un pacco bomba diretto verso gli Stati Uniti o l’Europa. Una realtà che deve essere affrontata con azioni preventive come quelle che hanno annientato recentemente la cellula eversiva formata da te¬deschi e inglesi che sposata la causa di Al Qaeda e rifugiati nelle Aree Tribali pakistane erano in procinto di compiere azioni terroristiche contro l’Europa. Lo stesso OBAMA, mettendo da parte condizionamenti politici, ha firmato dopo il fallito attentato di detroit l'ordine esecutivo per uccidere Al Awlaki guida spiritua¬le di Al Qaeda nello Ye¬men. Gli eventi di questi giorni indicano la volontà di Al Qaeda di ricorrere ad azioni terroristiche globali. Gli IED sugli aerei sono stati accompagnati da azioni terroristiche contemporanee come l’attacco suicidio in Turchia e l’azione contro i cristiani raccolti in preghiera in una chiesa di Bagdad. Episodi che hanno seguito in rapida successione l’esplosione di una bomba contenuta all’interno di un contenitore per il latte posizionato all'esterno di un mausoleo sufi a Hazrat Baba nella provincia pakistana del Punjab ed il duplice attacco suicida avvenuto ad ottobre nel mausoleo di Abdullah Shah Ghazi sempre in Pakistan nella città di Karachi. Inoltre la scoperta il 24 ottobre di una rete che in Yemen pianificava attentati a Aden in occasione dell'imminente Coppa del Golfo di calcio e che ha portato all’arresto di un uomo che stava nascondendo una busta con due chili di esplosivo in un impianto sportivo della città aiutato da altre due persone fuggite ed ancora latitanti. Una serie di eventi che indica un risveglio di Al Qaeda che potrebbe far pensare alla preparazione di un nuovo attacco terroristico su scala globale sviluppato in contemporanea su più obiettivi sparsi nel mondo. La scelta dei terroristi dei voli cargo non è casuale in quanto le attuali misure di sicurezza prevedono controlli al 100% solo dei voli passeggeri con un approccio meno sistematico sulle merci. I passeggeri degli aerei sono controllati con i boby scanner, quando disponibili, e sulla cui incondizionata efficacia si nutrono molti dubbi. Per rendere più efficace il controllo delle merci si potrebbe ipotizzare l’integrazione delle attrezzature di controllo con l’adozione di strumenti simili a quelli utilizzati nella bonifica ambientale di locali, in grado di individuare sorgenti elettroniche “attive”. Dispositivi che opportunamente adeguati potrebbero aiutare a scoprire la presenza di ordigni “live” come gli IED asserviti a congegni elettronici tipo carte telefoniche SIM, a temporizzatori e/o a particolari attuatori che funzionano su input delle variazione dell’assetto dei vettori aerei, terrestri o navali. (velocità del vettore, quota, variazioni di direzione, ecc.). Un’azione preventiva da estendere anche ad altri mezzi di trasporto di massa come treni e navi. Non si può, infatti, escludere un’evoluzione delle azioni terroristiche che potrebbe colpire anche questi mezzi di trasporto per i quali è ancora carente il controllo delle merci e dei passeggeri. Verifiche che devono sempre di più essere affidate a personale addestrato in grado di individuare ed intercettare anche comportamenti anomali o solo sospetti, rivalutando attraverso un’appropriata formazione la professionalità degli addetti alla sicurezza dei porti, degli aeroporti e delle stazioni ferroviarie.
1 novembre 2010

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