martedì 9 novembre 2010

Una forma di terrorismo emergente

Nell’ultima settimana si è assistito ad un improvviso risveglio della minaccia terroristica. Si torna a parlare di Al Qaeda impegnata contro l’Occidente con terroristi che dopo l’11 settembre tornano a riaffacciarsi sullo scenario internazionale, non con un’azione singola ed eclatante come quella contro le Torri Gemelle, ma con una serie di episodi contemporanei, gestiti a “macchia di leopardo”. Pacchi esplosivi che partono dallo Yemen, sospetti terroristici in procinto di entrare in azione, intercettati a Parigi, a Londra, in Germania ed in Italia. Obiettivi l’Europa e gli USA e le minoranze cristiane che vivono nei paesi islamici. Nuove minacce dell’eversione internazionale rilanciate recentemente da Dubai dal numero due di Al Qaeda, Ayman al-Zawahiri e proclami su Internet riproposti dalla cellula irachena contro il mondo cattolico copto residente in Egitto. Parole accompagnate da importanti episodi oggettivi. In Somalia le fazioni terroristiche degli integralisti di Al Shabaab vicini ad Al Qaeda hanno ripreso a colpire. In Iraq ostaggi sequestrati in una chiesa cattolica di Bagdad, tutto finito in un bagno di sangue. Nel nord ovest del Pakistan due attacchi terroristici in moschee gremite di fedeli ¬con la morte di oltre 70 persone. Una prima azione condotta in una delle più importanti aree tribali pakistane, Darra, centro di produzione e commercio di munizioni ed armi costruite localmente da artigiani, realtà da sempre assolutamente autonoma da Islamabad. Un secondo attac¬co a Suleman Khel zona che ospita ancora importanti esponenti della vecchia nomenclatura di Al Qaeda, dove operano raffinerie di eroina e sulle cui strade transita una buona parte del commercio di droga diretto verso Occidente. Quasi contemporaneamente, sempre in Pakistan, nelle vicinanze del villaggio di Khuak, un altro attentato contro i militari italiani. Un IED a bordo strada è esploso al passaggio di un convoglio degli alpini. Infine un blitz delle truppe della NATO in Afghanistan, in occasione del quale il 1 novembre sono state sequestrate 24 tonnellate di nitrato di ammonio. Prodotto chimico essenziale per realizzare esplosivi artigianali che possono essere utilizzati per la fabbricazione di IED autocostruiti e la cui produzione e commercio è proibito da una legge voluta da Karzai all’inizio dell’anno. Oltre al nitrato sono stati sequestrati anche 40 kg di oppio e 2.000 kg di materiale chimico per trasformare l’oppio in eroina. Ritrovamenti che lasciano pensare che i Signori della Guerra ed i commercianti di droga afgani hanno stretto alleanze con i Talebani per mantenere alta la tensione nel Paese. Una serie di eventi concorrenti seppure diversi fra loro per quanto attiene agli obiettivi ed alla tipologia dello strumento utilizzato. Circostanze che inducono a pensare che forse non tutto quanto accaduto nel mondo sia attribuibile ad Al Qaeda. Piuttosto è probabile che diversi attori si stiano affacciando sullo scenario terroristico internazionale concorrendo ad un’azione terroristica motivati non solo da scopi politici e militari. I due pacchi bomba intercettati nei cargo dell’UPS, almeno per quanto reso noto, sono diversi da quelli indirizzati “via Atene” al Presidente francese, al Presidente Berlusconi ed all’Ambasciata svizzera in Grecia. Nei primi è stata utilizzata pentrite, un esplosivo molto potente, collegato ad un appropriato innesco e ad un dispositivo di attivazione elettronico abbastanza sofisticato. I pacchi indirizzati alle personalità od alle sedi diplomatiche europee contenevano, invece, solo una modestissima carica incendiaria, che poteva ferire, ma non provocare stragi. L’attacco agli alpini italiani lascia pensare che sia stato utilizzato un IED a basso potenziale, realizzato artigianalmente proprio impiegando nitrato di ammonio e parti di mine anti carro. L’ordigno è sfuggito all’interdizione degli jammer da cui si deduce che il sistema di attivazione non era un sofisticato sistema elettronico di nuova generazione. Tecniche che ricordano quelle applicate della resistenza afgana durante l’invasione sovietica e di cui i Signori della Guerra ed i commercianti di droga afgani rappresentano la “memoria storica ed operativa”. Nuove forme di terrorismo con azioni le cui motivazioni lasciano prevedere che in futuro saremmo sempre di più coinvolti in episodi globali sviluppati a “macchia di leopardo”. Con ogni probabilità è in atto una crescente connivenza fra “insorti” tradizionali e gruppi substatuali motivati da interessi destabilizzanti. Costoro potrebbero trovare nei gruppi malavitosi locali importanti sostegni e coperture, come avviene, attualmente, per le cellule eversive “dormienti” sparse nel mondo insieme alle quali condividono interessi nel riciclaggio del danaro ed in altre attività non lecite. Organizzazioni criminali, quindi, pronte ad aiutare i gruppi eversivi in cambio di forniture di droga ed armi. Malavita che potrebbe garantire la disponibilità di materiale non convenzionale per realizzare IED “sporchi”, come le sostanze chimiche letali o le scorie radioattive che possono essere reperite sui mercati clandestini gestiti dai racket. Alleanze che se si consolidassero potrebbero rendere la minaccia globale molto pericolosa, difficile da prevedere e quindi da contrastare.

6 novembre 2010

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