mercoledì 26 gennaio 2011

L’eroismo italiano nelle missioni di Pace

Ho letto con interesse e rispetto l’articolo di Umberto VERONESI “Afghanistan, eroi e missioni di pace di pace” pubblicato oggi dal Corriere della Sera, ma rimango perplesso per alcuni contenuti che derivano forse da una scarsa informazione tematica dell’autore nel momento che - per quanto dato da capire - riferisce la posizione di Mons. Mattiazzo “che si è lanciato contro le mine antiuomo di cui l’Italia è un produttore ed un esportatore”. Imprecisioni che per rispetto dell’Italia e degli italiani ritengo debbano essere chiarite. Lo faccio sulla base di conoscenze specifiche e non per sentito dire avendo avuto la fortuna di conoscere la realtà afgana e la cultura di questo fiero popolo dell’Asia Centrale fin dal 1989, per poi frequentarlo di nuovo agli inizi del 2002. In queste occasioni ho lavorato proprio nel settore per insegnare agli afgani ad eliminare gli ordigni bellici non esplosi fra cui le mine che rimangono su un terreno che ha ospitato episodi bellici. Una minaccia tuttora presente in Afghanistan anche e soprattutto per i milioni di mine utilizzate e poi abbandonate durante l’invasione sovietica, provenienti per più del 90% dalle fabbriche dell’ex Unione Sovietica, della Cina, del Pakistan e dell’Egitto. E’ vero, anche qualche modello di mine antiuomo copiato da ciò che in tempi lontani può essere stato solo progettato in Italia giaceva e forse ancora giace nella sabbia afgana, ma nulla è stato mai prodotto in ambito nazionale e tantomeno esportato in Afghanistan. L’Italia non produce più mine antiuomo dal lontano 1997 ed affermare il contrario scrivendo “noi facciamo strumenti di morte per poi organizzare missioni di pace” è un errore grave che offende chi nel nome dell’Italia nel corso degli anni è morto o si è ammalato perché impegnato nel mondo a sviluppare una costruttiva azione di Capacity Building a favore della pace. Mi sia dunque concesso di affermare che eroi non sono solo coloro che nel rispetto dei valori cristiani hanno subito il martirio nel nome della Chiesa o chi è impegnato quotidianamente nella faticosa e spesso pericolosa azione del volontariato. E’ eroe anche chi ipoteca consapevolmente la sua vita per concorrere ad affermare il rispetto di ideali globali, che prevaricano il concetto di Patria e di Nazione.
26 gennaio 2011

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