mercoledì 23 marzo 2011

Vicende libiche: un’ulteriore assurdità

Interpretando una risoluzione ONU, è iniziato dal 19 marzo u.s. l’attacco militare in territorio libico con la compartecipazione autonoma e scoordinata di forze militari di almeno quattro diverse Nazioni. Il risultato delle prime ore dell’azione è stato la distruzione di qualche carro armato libico scelto come obiettivo prioritario da venti velivoli da combattimento francesi. Un esito di facciata assolutamente privo di efficacia operativa e dall’altissimo rapporto di costo / efficacia, che fin dal primo momento ha fatto capire che ognuno avrebbe agito per essere “il primo a porre la propria bandierina in vetta alla montagna”. Immediatamente dopo, nei cieli della Libia hanno iniziato ad incrociarsi aerei da combattimento, missili da crociera e quanto altro di sofisticato reso disponibile dalla moderna tecnologia militare, senza che si potesse fare riferimento ad un’unica centrale di coordinamento. Da quel momento ciascuna componente militare nazionale ha deciso rotte, obiettivi, modalità di applicazione della risoluzione delle Nazioni Unite senza che fosse stato designato un gestore unico delle operazioni. Azioni sviluppate in completa autonomia limitata in talune circostanze da iniziative nazionali dei paesi coinvolti che si sono appropriati della gestione imponendo obiettivi, modalità e procedure. E’ difficile individuare nella storia militare altri momenti in cui un intervento militare multinazionale sia stato portato avanti senza prima designare la struttura di comando e controllo deputata a decidere le azioni da compiere e gli obiettivi da raggiungere, garantendo la sicurezza degli attori sul campo ed il rispetto della volontà internazionale manifestata attraverso le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Un unico gestore che fosse responsabile di fronte alla comunità internazionale e garantisse il pieno rispetto del diritto internazionale e di quello umanitario. Un esempio negativo che ancora mancava nella storia militare del mondo. Un modello che potrebbe creare precedenti pericolosi e che induce più di un dubbio. Il primo è più importante l’interrogativo se nell’immediato futuro la stabilità e la sicurezza del Mediterraneo non saranno destinate ad essere minacciate unicamente dai vari Mubarak, Ben Alì o altri sanguinari dittatori come Geddafi, ma anche da chi nel nome della democrazia si sente autorizzato a gestire autonomamente azioni militari con il coinvolgimento dello strumento militare di differenti sovranità nazionali.

23 marzo, ore 22.00

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