martedì 3 maggio 2011

Il Pakistan e la morte di Osama Bin Laden

Varie le ipotesi che in queste ore vengono formulate sul coinvolgimento del Pakistan nell’uccisione di Osama Bin Laden. Qualcuna favorisce la tesi che l’Inter Service Intelligence (ISI) pakistano abbia concorso alla cattura, altre escludono qualsiasi coinvolgimento del Pakistan. Un accavallarsi di teorie tutte importanti per cercare di capire quale potrebbe essere la prossima mossa di Al Qaeda per vendicare la morte dello Sceicco saudita e contro chi potrebbe essere diretta. E’ molto improbabile che nelle vicende il Pakistan non abbia avuto un ruolo importante. Un’opinione che deriva da un’esperienza maturata per lungo tempo da chi scrive a stretto contatto con la realtà civile e militare pakistana e che porta ad affermare la quasi certezza di un ruolo fondamentale dell’ISI nell’intera vicenda. Non è possibile, infatti, che in Pakistan passi inosservato chi vive in una struttura che vale un milione di dollari ubicata in un’area frequentata da autorità militari e civili anche straniere e che come Osama abbia esigenze di assistenza medica continua fra cui la dialisi. L’ISI è la più importante e potente delle tre branche dei servizi di Islamabad ed è direttamente dipendente dalle Forze Armate pakistane. L’Agenzia è stata sempre considerata “Stato nello Stato” ed è ramificata ai minimi livelli sociali fino a permeare in alcuni casi anche gli stessi ambiti famigliari. Ne fanno parte pure esponenti del fondamentalismo pakistano come coloro che dirigono la “Moschea Rossa” e coinvolti nei tragici episodi di sangue avvenuti nel 2007 ad Islamabad. Sicuramente in Abbotabain sede di una Scuola Militare pakistana di primaria importanza, città dove è stato catturato Osama, è operativa un’importante cellula dell’ISI ed è molto improbabile che non conoscesse l’identità dello “straniero” che abitava nella mega struttura attaccata dalla forze USA. Peraltro notizie recentissime parlano di un intervento di un’unità militare pakistana che ha cinturato l’area, mentre erano in corso i combattimenti all’interno del compaund. L’ISI, peraltro, ha storicamente favorito l’insediamento di Osama e dei Talebani quando si doveva allontanare la presenza sovietica nel vicino Afghanistan ed ha in talune circostanze agevolato la stessa latitanza di Osama dopo l’11 settembre. Rapporti che risalgono ai primi anni ’80, quando gli agenti pakistani operavano come corrieri per trasferire risorse economiche dall’intelligence saudita al partito Jamaat - e - Islami impegnato a sostenere la jihad anti sovietica. Proprio in virtù di queste amicizie Osama Bin Laden nel 1996 dopo essere stato espulso dal Sudan si recò in Afghanistan ritenuto terra sicura e con l’aiuto dell’intelligence pakistana si insediò nelle aree di confine con il Pakistan. Un ruolo importante quello dell’ISI, talvolta non sempre trasparente come quando ha favorito l’insediamento in Pakistan dei partiti estremisti come l’Alleanza Islamista (MMA), collaborando nello stesso tempo con la CIA in cambio di sostanziosi aiuti economici e per ottenere la revoca delle sanzioni nucleari. Non è quindi possibile escludere a priori l’aiuto di Islamabad nella cattura di Osama avvenuta peraltro a qualche mese di distanza da quando ad ottobre 2010 gli USA hanno concesso all’Esercito pakistano un aiuto di 2,5 miliardi di dollari americani. Islamabad sicuramente in questo momento ha difficoltà di ammettere qualsiasi coinvolgimento nelle vicende che hanno portato alla morte di Bin Laden che potrebbe innescare reazioni terroristiche di Al Qaeda contro il Pakistan all’interno del quale potrebbero anche verificarsi atti inconsulti di una parte dell’opinione pubblica pakistana contraria all’ingerenza USA e più vicina a posizioni di radicalismo religioso. Tre le possibili reazioni di Al Qaeda. Una attuata dalla vecchia guardia attraverso le sue alleanze con cellule residenti al di fuori dall’Asia Centrale e che potrebbe anche accelerare ed estremizzare il processo di rivolta che coinvolge il mondo islamico. Una seconda che potrebbe essere originata dagli alleati di Al Qaeda in grado di colpire immediatamente, come le unità terroristiche residenti nel Kashmir ed i gruppi dislocati nel Mali e nel Maghreb africano. Infine atti sconsiderati di piccoli gruppi autonomi che potrebbero agire autonomamente ed in maniera imprevista. In questo contesto, mentre gli analisti si affannano a valutare la situazione per cercare di intuire le possibili azioni di ritorsione, rimangono molte ombre sull’uccisione dello Sceicco il cui corpo è stato fatto sparire e nessuna fotografia o filmato sull’azione è stato reso pubblico, nonostante la tradizione USA di accompagnare qualsiasi azione militare importante con le riprese di una “Combat videocamera”.
3 maggio 2011 - 17.00

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