domenica 11 settembre 2011

11 settembre 2001. Il mondo ha scoperto il terrore

Dieci anni orsono l'attentato alle Torri Gemelle di New York. Un evento avvenuto quando il mondo già guardava fiducioso al futuro, dopo un XX secolo nel corso del quale si erano succeduti due conflitti mondiali e che aveva segnato la fine della Guerra Fredda. Improvvisamente, invece, si abbatte la scure dell’11 settembre e tutto cambia. Nell'arco di 15 minuti quasi 3000 morti, gente di 90 Nazioni differenti. E’ l’inizio di una nuova era di instabilità ed insicurezza internazionale. Sono trascorsi dieci anni da quel giorno, un arco di tempo non congruo per l’analisi storica di un evento di tale portata, ma sufficiente per fare un punto di situazione sulle implicazioni sociali, antropologiche e geostrategiche che l’accaduto ha determinato. Una prima conseguenza, sicuramente non prevista da chi aveva voluto l’azione terroristica; l’immediato coagulo della comunita' internazionale coesa e determinata come mai a fronteggiare la minaccia su un piano globale. Solo dopo tre settimane i primi bombardamenti sull'Afghanistan per eliminare Bin Laden, l'ideatore dell'attentato, un saudita a capo dell’organizzazione terroristica Al Qaeda, nata negli ani ’80 con il sostegno occidentale, per cacciare l’invasore sovietico da dieci anni in Afghanistan e per accelerare la caduta del regime comunista. La vecchia struttura di Al Qaeda è stata profondamente minata alle fondamenta, ma l’ideologia che l’aveva sostenuta è ancora viva e condivisa dagli estremisti islamici. Il suo leader, lo Sceicco del terrore Bin Laden e' stato ucciso nel momento in cui non rappresentava più il riferimento del nuovo terrorismo nato dalle ceneri delle Torri Gemelle ed affidato alle numerose cellule eversive originate dalla disgregazione della struttura monolitica che aveva pensato ed attuato l’attentato dell’11 settembre. Una polverizzazione destinata nel futuro a mantenere ancora alta la minaccia che in questi anni l’impegno internazionale non è riuscito a cancellare. AL Qaeda si è ristrutturata almeno in altri 40 Paesi. In USA, in Canadà, nei Balcani con una significativa comunità in Bosnia Herzegovina, lungo le coste africane del Mediterraneo e nell’Africa subsariana con una presenza significativa di elementi nel Magreb islamico. Siamo di fronte, quindi ad nuovo network terroristico a macchia di leopardo che praticamente tocca tutti i Continenti. In Afghanistan, affidato ai Talebani più radicali che fanno riferimento al clan degli Haqqani ed al Signore della Guerra Nazir Ahamad. Nella fascia desertica africana che all'altezza dei tropici attraversa la Somalia fino alla Mauritania, operano i quaedisti del Magreb islamico (Aqmi) alleati con le bande criminali che scorazzano nel Niger. Le fazioni Al Shabab mantengono alta la tensione nel Corno d’Africa e sono in costante collegamento con i “fratelli” insediati nello Yemen per minacciare le rotte energetiche che passano per il Golfo di Aden dirette ad Occidente. Nuove realtà che si sono strutturate nonostante l’mpegno politico e militare sostenuto dalla Comunità internazionale in questi dieci anni è stato, per taluni aspetti, anche superiore a quello affrontato durante il Secondo Conflitto Mondiale. La guerra infinita in Afghanistan, la guerra in Iraq e gli atti terroristici subiti a Nassirya, a Madrid ed a Londra, nonchè l’impegno armato in Libia rappresentano gli atti principali. Uno sforzo che però non ha portato alla vittoria definitiva contro il terrorismo, ma, invece, ha condizionato e trasformato la politica estera degli USA e del Vecchio Continente. L’Occidente che fino ad ora aveva dimostrato determinatezza a combattere sul nascere qualsiasi leadership eversiva, è, infatti, oggi costretto ad accettare una serie di compromessi, alcuni di sostanziale importanza come gradire che uno dei vertici militari delle Forze di Liberazione libiche sia Abdle Hkim Belahj, ex militante di Al Qaeda veterano dell’Afghanistan e già ospite di Guantanamo. Oppure, abbandonare in Afghanistan chi ha creduto nell’Occidente ed in Washington pur di convicere i talebani a trattare. Rimanere indifferenti di fronte alla feroce repressione siriana gestita da Bashar Assad fedele alleato dell’Iran e che fino ad ora ha provocato più di 30 mila morti. Rinnegare improvvisamente antiche alleanze, aprendo lo spazio a leadershp non meglio connotate con il rischio di facilitare l’inserimento di entità minoritarie come Hamas, gli Hezbollah e la nuova Al Qaeda che potrebbero vanificare lo sforzo compiuto per l’avvio del processo democratico appena iniziato nei Paesi islamici a ridosso del Mediterraneo. In conclusione, a dieci anni dall’attentato alle Torri Gemelle l’antica Al Qaeda ha subito pesanti sconfitte, ma nuove realtà sono presenti sullo scenario mondiale, alcune forse più pericolose della granitica organizzazione che si rifaceva ai dogmi dello Sceicco del terrore Bin Laden. Un quadro di situazione sicuramente non favorevole per la sicurezza internazionale e reso ancora più complesso dalla repressione del siriano Assad e dall’inversione di tendenza di Paesi come la Turchia. Ad Ankara, Erdogan sta prendendo le distanze dall’Occidente. Se un giorno venisse sconfitto sul piano politico potrebbe diventare un nuovo modello per l’Iran, per Hamas e per gli Hezboillah libanesi. Non seguire attentamente l’evolvere di questa situazione significherebbe commettere lo stesso errore compiuto prima dell’attentato dell’11 settembre 2001, data che, invece, dovrebbe aver insegnato al mondo che il contrasto al terrorismo deve essere soprattutto preventivo.

11 settembre, ore 00.00

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