martedì 10 gennaio 2012

Iran ed USA mostrano i muscoli

Sembra essere ritornati alla guerra fredda degli anni ’80. Solo uno degli attori è cambiato, con l’Iran che ha preso il posto dell’ex Unione Sovietica. Una situazione che sta lievitando minacciosamente per Occidente con la corsa al nucleare di Teheran e le intenzioni palesate recentemente dall’Iran di bloccare i rifornimenti energetici che attraverso lo stretto di Hormuz raggiungono l’Europa e gli USA. Quello stesso Iran che accetta il massacro della popolazione islamica siriana voluto dal Presidente Assad, storico alleato dell’Iran, che peraltro nega pubblicamente di aver mai ordinato di sparare sulla gente. Una repressione ignorata dall'ONU che al contrario di quanto avvenuto in Libia ha lasciato il problema alla gestione della Lega Araba che alla prima iniziativa ha dimostrato tutti i propri limiti, forse, anche per il condizionamento dell’Iran che sicuramente anche in questo frangente non ha abbandonato il proprio alleato. Nel frattempo, in risposta al minacciato inasprimento delle sanzioni contro l’Iran che USA ed Europa stanno valutando, il Tribunale “rivoluzionario” iraniano ha condannato a morte un cittadino americano. Amir Mirza Hekmati, di origine iraniana, giudicato colpevole, dopo un processo sommario, per azioni di spionaggio per la CIA a favore di un “Paese ostile”. Amir è un ex marine che ha operato nella base di Bagram in Afghanistan ed è accusato di aver tentato di infiltrarsi nei servizi segreti di Teheran, dopo il congedo ed il suo trasferimento in Iran avvenuto nel 2005. Vari i segnali. Una condanna lampo che si sovrappone ad iniziative iraniane di valenza globale. L’ultimatum di Mahmoud Ahmadinejad agli USA, colpevoli di transitare con navi da guerra attraverso lo stretto di Hormuz, mentre l’Occidente e l’Egitto del dopo Mubarak hanno consentito al naviglio iraniano di raggiungere il Mediterraneo attraverso Suez ed a presidiare, seppure dalle acque internazionali, le coste di Israele. A seguire, la visita del Presidente iraniano in Venezuela, uno dei più importanti produttori di petrolio mondiali, per partecipare insieme a Chávez all'insediamento del nuovo Capo di Stato del Nicaragua, altro grande produttore petrolifero africano e dove è in corso una delle più feroci repressioni contro i cristiani. Un viaggio che finirà a Cuba e in Ecuador, Paesi sicuramente distanti dalle democrazie occidentali, in particolare da quella statunitense. La tensione sicuramente è destinata a salire con gli ayatollah che guardano attentamente a ciò che avviene in Siria ed ai risultati delle elezioni in Egitto, in Tunisia e fra poco in Libia, ad un anno dalla primavera araba. Un segnale quello iraniano che è diretto anche all’Arabia Saudita, eterno nemico dell’Iran e che si è proposto come fornitore dell’Occidente e dell’Estremo Oriente per la quota di risorse energetiche fino ad ora appannaggio di Teheran. Con la condanna a morte del cittadino americano le minacce iraniane iniziano ad essere oggettivate da fatti concreti mentre e sempre di più si accentua il contrasto fra la politica del presidente e quella della “suprema guida religiosa” Khamenei. Un’instabilità politica interna indotta da un’influenza sostanziale del potere religioso, che potrebbe determinare la rottura degli equilibri a favore di posizioni estremistiche ed oltranziste con una serie di rischi per l'Occidente. Primo fra tutti il pericolo di una sostanziale lievitazione di tutti i prodotti energetici che in brevissimo tempo potrebbero avere un aumento anche del 50%. Onere che sicuramente non potrebbe essere assorbito dalle attuali traballanti economie occidentali. Un obiettivo strategico che potrebbe far parte dei piani di Mahmoud Ahmadinejad, da cui la sua visita ai maggiori produttori mondiali di petrolio dell’America Latina e del Centro Africa, probabilmente voluta per stringere accordi e rappresentare una nuova realtà da portare avanti dopo una possibile uscita dall’OPEC di Venezuela, Ecuador ed Iran. Decisione che potrebbe essere imitata da altri Stati estremistici ed attuali membri dell’Organizzazione, provocando un nuovo ed inaspettato condizionamento dei mercati energetici che favorirebbe l’ostracismo contro Israele, gli Stati Uniti ed il resto dell'Occidente.
10 gennaio 2012 – ore 19.00

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