Sono otto mesi che i nostri
militari sono in ostaggio dell’India: Nessuna sentenza, nessuna decisione da
parte indiana. Massimo l’impegno delle nostre Istituzioni ma nulla di concreto
sembra affacciarsi al’orizzonte.
Chiediamo un pronunciamento del
Presidente della Repubblica designato dall’articolo 87 della nostra
Costituzione di cui è peraltro garante : “Comandante Supremo delle Forze
Armate”.
Attendiamo con ansia una risposta
del capo dello Stato
Roma 12 ottobre 2012
LETTERA APERTA
ALL’ESIMIO SIGNOR PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA
GIORGIO NAPOLITANO (fax. 0646993125)
________________Signor Presidente,
sono il Gen. Brig. (ris)
Un impegno che ho continuato a portare
avanti dopo che ho lasciato il servizio occupandomi di attività di volontariato
connesse alla mia pregressa esperienza professionale e proprie del “Terzo settore”, fino al momento in cui non sono
stato fermato da importanti e gravi problemi fisici, tutti riconducibili alle
mie attività professionali in uniforme.
Da febbraio, come anche mi ero permesso
di rappresentarLe con un fax del 24 marzo 2012, il mio senso dello Stato e la
mia etica morale di ex Comandante mi hanno indotto a dedicarmi alla sorte dei
due nostri Fucilieri di Marina del reggimento S.Marco, ormai in ostaggio
dell’India da otto mesi. Continuo a farlo congiuntamente ad un nutrito gruppo
di cittadini italiani (quasi 100.000) inscritti in gruppi del social network Facebook,
che con me condividono le ansie per due nostri militari.
Cittadini in uniforme che come tanti
altri hanno deciso di impegnarsi per lo Stato anche a rischio della propria
vita, incappati in eventi eccezionali durante un’azione di anti pirateria
marittima perché impegnati a difendere una nave civile battente Bandiera
nazionale ed in navigazione in acque internazionali.
Ormai da otto mesi, come Ella è sicuramente
informato, i nostri militari e tutti noi aspettiamo le decisioni di vari
Tribunali indiani, a livello Centrale e Federale, ma settimana dopo settimana
gli annunciati verdetti sono rimandati senza che peraltro sia reso noto il
motivo. Uno stillicidio che mi permetto di sottoscrivere offende la nostra Nazione e le
nostre Forze Armate e che va avanti nonostante l’impegno della nostra
Diplomazia e dei Ministri responsabili istituzionalmente della gestione del
problema.
Si era certi che il verdetto fosse
ufficializzato il 10 o 11 ottobre anche per notizie di fonti ufficiali avvalorate
dai media che hanno dato spazio alla vicenda. Invece, nel primo pomeriggio dell’11
ottobre, la notizia, confermata dal Sig. Ministro Terzi, che probabilmente non si avrá una sentenza
prima dell'8 novembre. Un ennesimo rinvio assolutamente imprevisto ed il cui
esito è stato accolto con assoluto scetticismo.
Si è configurata di fatto una situazione
abnorme che potrebbe rappresentare un precedente pericoloso per la tutela dei
nostri militari impiegati in missioni all’Estero, qualora coinvolti, loro
malgrado, in possibili e difficili
eventi connessi al loro compito istituzionale. Timori sicuramente esagerati ma
giustificati e destinati a radicarsi in chi è impegnato a servire lo Stato
anche a rischio della propria vita, se
venissero a mancare segnali precisi delle Istituzioni.
Ho, quindi, deciso di formulare a Lei, signor Presidente, una richiesta. La
petizione di un cittadino italiano e di un ex militare che non ha dimenticato i
valori etici che connotano la
nostra Nazione che ha deciso di rivolgersi al Suo Presidente,
Garante della nostra Costituzione e Comandante delle Forze Armate. Un’esigenza
condivisa con moltissimi ex commilitoni e con tantissimi cittadini italiani.
Le chiedo un semplice segnale da
dare alla Nazione ed ai nostri militari
indebitamente trattenuti da uno Stato estero, che aiuti a tutti ad avere ancora
fiducia nello Stato, peraltro in un momento particolare della nostra storia
nazionale caratterizzata da un decadimento dei valori etici e sociali. Non in
ultimo un Suo messaggio personale al Presidente dell’India anche – se del caso
- coinvolgendo un’italiana vicina ai vertici politici indiani, la Signora Sonia Maino
Gandhi, perché si arrivi ad una rapida conclusione della vicenda nel pieno
respetto del Diritto Internazionale. Un impulso che potrebbe anche catalizzare
favorevolmente lo sforzo posto in essere dalle altre Istituzioni dello Stato impegnate
nello specifico.
Fin dall'inizio di questa vicenda Lei
non ha mai abbandonato la sorte dei
nostri due Fucilieri di Marina ma, forse ora, alla luce delle notizie poco
rassicuranti che si stanno accavallano, sarebbe auspicabile un Suo inequivocabile
segnale.
Sicuro della Sua comprensione, confido
in Lei Signor Presidente come ogni militare farebbe al bisogno con il proprio
Comandante, certo di interpretare il pensiero di moltissimi italiani ed in
particolare di coloro che in uniforme difendono gli interessi nazionali lontani
dalle loro famiglie ed a rischio della propria vita.
Signor Presidente, Le chiedo scusa se Le
ho sottratto del tempo prezioso ma l’ho fatto con l’intento di rendere Lei
partecipe delle emozioni che in questo momento coinvolgono moltissimi italiani
per la vicenda dei nostri militari ormai da otto mesi lontani dall'Italia e dall'affetto delle loro
famiglie.
Distinti e rispettosi ossequi
Gen.Brig. (ris) Dott.
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