venerdì 12 ottobre 2012

Fucilieri di Marina del reggimento S.Marco. Dopo otto mesi ancora in ostaggio dell’India


Sono otto mesi che i nostri militari sono in ostaggio dell’India: Nessuna sentenza, nessuna decisione da parte indiana. Massimo l’impegno delle nostre Istituzioni ma nulla di concreto sembra affacciarsi al’orizzonte.

Chiediamo un pronunciamento del Presidente della Repubblica designato dall’articolo 87 della nostra Costituzione di cui è peraltro garante : “Comandante Supremo delle Forze Armate”.

Attendiamo con ansia una risposta del capo dello Stato

 

Roma 12 ottobre 2012

LETTERA APERTA

 

ALL’ESIMIO SIGNOR PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA

          GIORGIO NAPOLITANO (fax. 0646993125)
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Signor Presidente,

 
sono il Gen. Brig. (ris) Fernando Termentini,  ormai in quiescenza dopo quaranta anni  di servizio. Nel corso della mia vita professionale ho sempre cercato di impegnarmi con responsabilità e senso etico perché il prestigio dell’Italia non fosse mai messo in dubbio, spesso in condizioni molto difficili ed in aree del mondo minacciate da conflitti armati e/o etnici. Quasi sempre con compiti impegnativi per raggiungere lo scopo di riconsegnare alle popolazioni locali il diritto di vivere in ambienti sicuri per la crescita ed eliminando qualsiasi minaccia alla loro sicurezza personale. Tutto anche e soprattutto nell’ottica di riconsegnare a loro il diritto dell’uomo prevalente su tutto.


Un impegno che ho continuato a portare avanti dopo che ho lasciato il servizio occupandomi di attività di volontariato connesse alla mia pregressa esperienza professionale e proprie del “Terzo  settore”, fino al momento in cui non sono stato fermato da importanti e gravi problemi fisici, tutti riconducibili alle mie attività professionali in uniforme.

Da febbraio, come anche mi ero permesso di rappresentarLe con un fax del 24 marzo 2012, il mio senso dello Stato e la mia etica morale di ex Comandante mi hanno indotto a dedicarmi alla sorte dei due nostri Fucilieri di Marina del reggimento S.Marco, ormai in ostaggio dell’India da otto mesi. Continuo a farlo congiuntamente ad un nutrito gruppo di cittadini italiani (quasi 100.000) inscritti in gruppi del social network Facebook, che con me condividono le ansie per due nostri militari.

Cittadini in uniforme che come tanti altri hanno deciso di impegnarsi per lo Stato anche a rischio della propria vita, incappati in eventi eccezionali durante un’azione di anti pirateria marittima perché impegnati a difendere una nave civile battente Bandiera nazionale ed in navigazione in acque internazionali.

Ormai da otto mesi, come Ella è sicuramente informato, i nostri militari e tutti noi aspettiamo le decisioni di vari Tribunali indiani, a livello Centrale e Federale, ma settimana dopo settimana gli annunciati verdetti sono rimandati senza che peraltro sia reso noto il motivo. Uno stillicidio che mi permetto di sottoscrivere offende la nostra Nazione e le nostre Forze Armate e che va avanti nonostante l’impegno della nostra Diplomazia e dei Ministri responsabili istituzionalmente della gestione del problema.

Si era certi che il verdetto fosse ufficializzato il 10 o 11 ottobre anche per notizie di fonti ufficiali avvalorate dai media che hanno dato spazio alla vicenda. Invece, nel primo pomeriggio dell’11 ottobre, la  notizia,  confermata dal Sig. Ministro Terzi,  che probabilmente non si avrá una sentenza prima dell'8 novembre. Un ennesimo rinvio assolutamente imprevisto ed il cui esito è stato accolto con assoluto scetticismo.   

Si è configurata di fatto una situazione abnorme che potrebbe rappresentare un precedente pericoloso per la tutela dei nostri militari impiegati in missioni all’Estero, qualora coinvolti, loro malgrado,  in possibili e difficili eventi connessi al loro compito istituzionale. Timori sicuramente esagerati ma giustificati e destinati a radicarsi in chi è impegnato a servire lo Stato anche a rischio della propria vita,  se venissero a mancare segnali precisi delle Istituzioni.

 Ho, quindi, deciso di formulare a Lei,  signor Presidente, una richiesta. La petizione di un cittadino italiano e di un ex militare che non ha dimenticato i valori etici che connotano la nostra Nazione che ha deciso di rivolgersi al Suo Presidente, Garante della nostra Costituzione e Comandante delle Forze Armate. Un’esigenza condivisa con moltissimi ex commilitoni e con tantissimi cittadini italiani.

Le chiedo un semplice segnale da dare  alla Nazione ed ai nostri militari indebitamente trattenuti da uno Stato estero, che aiuti a tutti ad avere ancora fiducia nello Stato, peraltro in un momento particolare della nostra storia nazionale caratterizzata da un decadimento dei valori etici e sociali. Non in ultimo un Suo messaggio personale al Presidente dell’India anche – se del caso - coinvolgendo un’italiana vicina ai vertici politici indiani, la Signora Sonia Maino Gandhi, perché si arrivi ad una rapida conclusione della vicenda nel pieno respetto del Diritto Internazionale. Un impulso che potrebbe anche catalizzare favorevolmente lo sforzo posto in essere dalle altre Istituzioni dello Stato impegnate nello specifico.

Fin dall'inizio di questa vicenda Lei non  ha mai abbandonato la sorte dei nostri due Fucilieri di Marina ma, forse ora, alla luce delle notizie poco rassicuranti che si stanno accavallano, sarebbe auspicabile un Suo inequivocabile segnale.

Sicuro della Sua comprensione, confido in Lei Signor Presidente come ogni militare farebbe al bisogno con il proprio Comandante, certo di interpretare il pensiero di moltissimi italiani ed in particolare di coloro che in uniforme difendono gli interessi nazionali lontani dalle loro famiglie ed a rischio della propria vita.

Signor Presidente, Le chiedo scusa se Le ho sottratto del tempo prezioso ma l’ho fatto con l’intento di rendere Lei partecipe delle emozioni che in questo momento coinvolgono moltissimi italiani per la vicenda dei nostri militari ormai da otto mesi  lontani dall'Italia e dall'affetto delle loro famiglie.

Distinti e rispettosi ossequi

Gen.Brig. (ris) Dott. Fernando TERMENTINI
 

 

 

 

 

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