La NATO si sta trasformando e
rappresenta sempre di più una garanzia
per la sicurezza internazionale. Compiti destinati a consolidarsi in considerazione
del momento storico in cui viviamo, caratterizzato da conflitti di bassa
intensità che hanno sostituito le antiche contrapposizioni dei “blocchi”
politici e militari del passato.
In questo contesto, il ruolo dell’Alleanza
come struttura di “peace support” è
destinato a crescere, con l’obiettivo
primario di garantire i processi di stabilizzazione a totale vantaggio della
sicurezza internazionale.
Una NATO
strutturata in un network globale in cui i Paesi membri saranno sempre più interconnessi
e legati ad altre organizzazioni deputate a garantire stabilità come le Nazioni
Unite, l’Unione Europea e l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione
in Europa.
Un’Alleanza
in grado di interfacciarsi efficacemente anche con l’Unione Africana, il Comitato Internazionale
della Croce Rossa, l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, la Banca Mondiale , l’Organizzazione
per il bando delle armi chimiche e con la Lega Araba.
Una trasformazione che si
inquadra nel processo di evoluzione storica iniziato nel 1989 dopo la caduta
del muro di Berlino quando, in ambito internazionale, la cooperazione militare
ha sostituito le antiche politiche conflittuali. Un nuovo ruolo che accompagna
un assetto geopolitico chiaramente in fase di transizione caratterizzato dalla
fine dei vecchi conflitti internazionali che si sono trasformati in opposizioni
armate infranazionali, che contribuiscono ad incrementare l’instabilità, favorendo
il consolidamento delle emergenti formazioni terroristiche. Una realtà in cui è cambiato lo scopo iniziale
della NATO, quello di fronteggiare un unico avversario che poteva minacciare
gli Stati membri.
Contingenze che impongono una
rapido ampliamento strutturale dell’Alleanza, in particolare favorendo
l’inserimento di grandi potenze dell’est del mondo, prime fra tutte la Russia. Un cambiamento che
non può essere rimandato soprattutto per il ruolo politico che ormai la NATO esercita
sullo scenario mondiale e per rendere il modello operativo più efficace ed
affidabile nell’affrontare le nuove situazioni di crisi, in aree geografiche
fondamentali per la sicurezza internazionale, come le due sponde del
Mediterraneo.
Paesi dell’Africa settentrionale
e del Medio Oriente un tempo molto vicini all’ex Unione Sovietica e nei
confronti dei quali la Russia potrebbe esercitare un ruolo determinante per la
stabilizzazione, una volta che sarà entrata a far parte della NATO.
E’ sempre più evidente, quindi, che
la struttura e le funzioni dell’Alleanza dovranno essere pensati con un ottica
globale e non più settoriale, prescindendo dagli esasperati nazionalismi di
un tempo e da qualsiasi possibile condizionamento che potrebbe essere indotto dalle
differenze economiche che caratterizzeranno gli Stati membri che ne faranno parte.
Un’Organizzazione preparata ad affrontare differenti tipi di minaccia che originati in differenti scacchieri
geografici, potrebbero improvvisamente coagularsi ed inficiare la sicurezza
internazionale sul piano globale.
Ipotesi
concrete che la NATO sta già cercando di affrontare con la costituzione di un Centro
di gestione globale delle crisi e delle operazioni. Una Cellula che riunisce competenze civili e militari capaci di
individuare le aree di crisi e prevedere la minaccia, pianificando nel
dettaglio i possibili interventi militari e la successiva Cooperazione
Civile e
Militare destinata a favorire la Capacity Building
delle aree emergenti dall’evento bellico, assolutamente necessaria per garantire
ed accelerare qualsiasi processo di stabilizzazione.
Un processo di crescita che sarà
sicuramente favorito se l’Unione Europea assumerà posizioni inequivocabili in
ambito Alleanza Atlantica. Una UE che
dovrà esprimersi sulla scena internazionale con un’unica voce e che non potrà
più delegare decisioni strategiche solo a determinati Stati membri destinati a decidere per tutti i membri dell’Unione. Non potranno più essere accettate, infatti, decisioni
come quella quasi unilaterale di Francia
ed Inghilterra di attaccare la Libia nonostante il parere contrario della
Germania e la titubanza dell’Italia. In caso contrario il ruolo della “nuova
NATO” sullo scenario mondiale verrà
vanificato a totale danno della sicurezza globale.
Una Alleanza che dovrà essere
preparata anche a vigilare sulle minacce della proliferazione nucleare, pronta a
contrastare anche ogni possibile azione eversiva contro i moderni sistemi
informatici e di comunicazione, strutturata e predisposta a proiettare forze
militari su qualsiasi Teatro Operativo coordinate da un’unica struttura di
Comando e Controllo integrata.
In questo contesto, è imperativo
accelerare il coinvolgimento della Russia se non come alleanza militare almeno
sul piano dei rapporti di collaborazione in termini politici. Un alleato che
garantisca la massima collaborazione, indispensabile
perché la NATO rappresenti una struttura affidabile pronta ad attuare in tempo
reale le risoluzioni delle Nazioni Unite. unico ed efficace baluardo alla
nuova minaccia del terrorismo
internazionale.
26 febbraio 2013 – ore 12,00
1 commento:
Caro Comandante,
permettimi di dire due parole in tema.
"Una NATO strutturata in un network globale in cui i Paesi membri saranno sempre più interconnessi e legati ad altre organizzazioni deputate a garantire stabilità come le Nazioni Unite, l’Unione Europea e l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa."
ASSOLUTAMENTE VERO E GIUSTO.
Io lo dissi (e lo scrissi) circa quindici anni addietro.
Gli unici che si dimostrarono interessati furono dei delegati russi intervenuti alle conferenze.
La mia tesi era quella delle così dette AREE E ZONE ECONOMICHE e prefiguravo una situazione di neo-medioevo, in cui lo Stato come istituzione avrebbe perso importanza rispetto a quella fattuale di aggregazione economica.
Prefiguravo, anche, l'ipotesi di soluzione: fare ricorso ad un 'governo multinazionale dell'economia' e a 'ripartizioni virtuali di potenza, quale l'ONU o la NATO.
Conclusioni? ... beh! le lascio al lettore.
Saluti e grazie
Carlo C.Carli
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