domenica 2 giugno 2013

Il Ministro Bonino : urlare di meno !

Leggo che il signor  Ministro Bonino invita gli italiani a non urlare sulla vicenda dei due Marò, a garanzia di una soluzione efficace.  

Condivido l’invito del Ministro in quanto manifestare urlando o manifestando posizioni estreme è poco civile e, sicuramente, non rappresenta la migliore forma per esprimere democraticamente il proprio dissenso. Piuttosto evidenzia un approccio poco educato e totale assenza di rispetto per gli altri.  

Una condivisione che  deriva dai valori etici e formativi che caratterizzano la mia persona ed il mio essere cittadino di una Nazione dalle antiche tradizioni e che si augurerebbe che fossero confermate e tramandate.

Non si può, infatti, fare a meno di concordare con l’invito del Ministro Bonino anche se è ricorrente il rischio di essere negativamente condizionati da espressioni di dissenso manifestate nel passato ed ancora oggi da qualche politico anche a Lei vicino politicamente che, seppure non urlando, ha rese pubbliche le proprie convinzioni con  comportamenti che avrebbero potuto, alla stessa stregua delle urla, urtare la sensibilità di qualcuno.  

Ciò premesso, vorrei chiarire che tantissimi italiani, me compreso, non stanno urlando, ma vogliono o meglio desiderano solo sapere. Tantomeno non chiedono al Ministro degli Affari Esteri di dichiarare guerra all’India, piuttosto auspicano che si attuino tutte le iniziative internazionali a cui si è fatto spesso cenno con parole o dichiarazioni di intenti che ad oggi, purtroppo, ancora non sono state seguite da fatti concreti.

Il Signor Ministro, con una Sua risposta ad una mia istanza il  15 maggio u.s. ha fatto, infatti,  inequivocabile cenno che “sulla base del diritto internazionale consuetudinario e pattizio, continuiamo a ritenere che la giurisdizione sui due Fucilieri di Marina coinvolti nel tragico episodio spetti all’Italia e che essi debbano essere giudicati dalla magistratura italiana”.

Non mi sembra che questo stia avvenendo e per questo motivo chiedo, senza urlare, perché non si dia corso al preannunciato “arbitrato internazionale”. Esperti di Diritto Internazionale mi dicono, infatti,  che è possibile attivarlo unilateralmente e chiedendone l’esecuzione con una  procedura d’urgenza che lo renderebbe esecutivo in quindici giorni, un tempo ragionevole ed abbondantemente trascorso dall’insediamento dell’attuale Esecutivo.

Per questo a voce sommessa ci si domanda perché non sia attuata una procedura che sarebbe assolutamente coerente con quanto da Lei affermato nella Sua missiva, con procedure e tempistica certamente note anche al dott. De Mistura che si sta occupando a pieno titolo dei Marò.  

Per quanto precede e continuando a non urlare, chiedo ancora come mai si è preferito accettare i tempi della NIA, che come reso noto dal dott. De Mistura dovrebbe terminare le indagini in 60 giorni (termine ormai prossimo anche se dall’India informano che come prassi corrente l’Agenzia normalmente arriva a conclusioni in non meno di  90 giorni), e non attivare, invece, quanto previsto dal Diritto Internazionale che avrebbe consentito di accelerare i tempi e forse anche assicurare allo Stato risparmi economici.

In assenza di risposte certe, mi permetto, quindi, di esprimere - sempre bisbigliando - una mia convinzione : forse le mancate risposte rientrano  nelle "regole di ingaggio" stabilite con l'India a cui fa riferimento il Vice Ministro degli Esteri, l’onorevole Pistilli.
Se così fosse, mi permetto di osservare, che  la nostra sovranità ne trarrebbe un grosso danno, forse non accettabile da una larga percentuale di cittadini italiani. Costoro, quindi, nel pieno rispetto della democrazia, potrebbero esasperati  esplicitare la propria disapprovazione con un  tono di voce di qualche decibel superiore al normale,  seppure senza gridare.

Grazie Signor Ministro spero di non avere alzato troppo la voce.

2 giugno 2013 - ore 14,00

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