venerdì 18 ottobre 2013

L’ambiguità non è solo indiana


L’India sta dimostrando  ancora una volta di non sapere cosa sia il Diritto Internazionale e la Convenzione di Montego Bay sottoscritta in ambito ONU. Delhi si propone, infatti, con impenetrabile ambiguità, adottando due pesi e due misure nei confronti dell’Italia e degli USA.  


Mostra i muscoli con l’Italia  e non riconosce le più elementari regole del diritto internazionale e di quello pattizio, nega l’immunità funzionale a due militari italiani riconosciuta in tutto il mondo e, peraltro, applicata da Delhi in più di un’occasione a favore dei  propri militari colpevoli di reati immondi come lo stupro.


Si cala, invece,  le brache nei confronti degli USA  come palesemente dimostrato ieri da una dichiarazione del vice consigliere indiano per la sicurezza nazionale, Nehehal Sandhu in occasione di un episodio simile a quello della Enrica Lexie e che ha coinvolto una nave americana.


Una posizione indiana stigmatizzata in una nota pubblicata nel blog “Altra informazione” gestito dal dott. Alfredo d’Ecclesia.


Alfredo scrive partendo da un mio post pubblicato su Facebook  : “Caso marò: L'India riconosce il diritto internazionale...agli altri

“NOTIZIA DA LEGGERE ATTENTAMENTE E SE IN NOSTRI RAPPRESENTANTI ISTITUZIONALI ED IN PARTICOLARE IL MAE  NON ATTIVA IMMEDIATAMENTE L'ARBITRATO INTERNAZIONALE O NASCONDEE QUALCOSA O SI DEVE FARE UN  SEGUITO AL MIO ESPOSTO DI IERI ! Fernando Termentini.
 
(ANSA) - NEW DELHI, 17 OTT - Se si dovesse accertare che il pattugliatore 'Seaman Guard Ohio'di proprieta' di una societa' Usa bloccato sabato con armi e munizioni a bordo al largo dello Stato del Tamil Nadu non era in acque territoriali indiane, allora ''sara' difficile avviare contro di esso qualsiasi azione''. Lo ha dichiarato oggi a New Delhi il vice consigliere indiano per la sicurezza nazionale, Nehehal Sandhu.

''Si deve capire - ha detto parlando con i giornalisti secondo l'agenzia di stampa Pti - che le acque territoriali dell'India si estendono per 12 miglia nautiche. Su tutto quello che accade oltre non possiamo esercitare la nostra sovranita'''. ''Per cui - ha aggiunto - se c'e' una nave oltre questo limite facendo qualunque cosa, che possiamo fare noi in base alla legge? Le leggi non possono essere inventate''. Sulla collocazione del pattugliatore in mare al momento del sequestro vi sono notizie contrastanti. Secondo una fonte era a 15 miglia dal porto di Tuticorin, secondo un'altra a 45 miglia. L'incidente e' in qualche misura assimilabile a quello in cui sono coinvolti i maro' Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Il 15 febbraio 2012 la petroliera Enrica Lexie si trovava a 20,5 miglia nautiche dalla costa quando sono morti due uomini del peschereccio indiano St. Anthony. Secondo la denuncia della polizia, il Seaman Guard Ohio, battente bandiera della Sierra Leone, e' entrato illegalmente nelle acque territoriali indiane con un quantitativo di armi e munizioni. L'equipaggio, composto da 35 uomini di diverse nazionalita', e' stato denunciato per possesso ingiustificato di armi. Dopo aver scortato la nave nel porto di Tuticurin, la polizia ha sequestrato 31 fucili e oltre 5.000 proiettili. La nave appartiene alla societa' Usa AdvanFort (con sede in Virginia), che fornisce servizi di scorta anti pirateria ai mercantili che transitano nell'Oceano Indiano. L'equipaggio, composto da dieci marinai (otto indiani e due ucraini) e 25 agenti di sicurezza (sei britannici, 14 estoni, quattro indiani e un ucraino), e' stato interrogato dagli inquirenti indiani.

Come giustamente ha fatto osservare il Gen. Fernando Termentini la notizia è clamorosa,notizia che di per se basterebbe a chiedere le dimissioni del governo italiano,è in atto un ulteriore vigliaccheria nei confronti di Max e Salvo i nostri due marò. Di fatto la Corte Suprema in maniera subdola e vigliacca ,comunque ha riconosciuto che l’incidente della Enrica Lexie non è avvenuto in acque territoriali indiane,ora che il governo italiano si pronunci immediatamente e chiedi  o il pronunciamento della Corte Suprema sulla giurisdizione,oppure nella incapacità di chiedere e con troppi scheletri nell’armadio ,chieda immediatamente l’arbitrato internazionale,lo ribadisco chieda immediatamente l’arbitrato internazionale.  Alfredo d'Ecclesia


Maro': Bonino, dossier complesso,sì a consigli no a polemiche.   (ANSA) - ROMA, 17 OTT - "Il nostro impegno e' di portare a casa i maro'" e "accetto consigli da tutti ma sono un po' meno disposta ad accettare polemiche" perché "abbiamo ereditato un dossier" di grande complessità……”.

Parole incisive ma, almeno per me,  poco chiare.  Chiedo, quindi,  al Ministro Bonino come sia possibile aderire al Suo invito di ricevere  “consigli”   dopo che ha chiuso nella sua pagina su FB (https://www.facebook.com/pages/Emma-Bonino/9005388225 )  il Thread dedicato ai marò.

Una decisione che ha portato all’insorgere di polemiche attraverso moltissimi post sicuramente  “off topic” pubblicati da molti in spazi della pagina dedicati ad altri temi. Un’azione voluta non per innescare una disputa lessicale ma solo perché non esiste altro modo per esprimere il proprio pensiero sullo specifico tema in una pagina che la dottoressa Bonino presenta come un’occasione di confronto di idee. Uno spazio dedicato ad un Ministro della Repubblica diventato ormai una bacheca passiva dove qualsiasi annuncio o espressione di pensiero cade nel vuoto.

Ieri in un altro scritto ho chiesto al Ministro di riaprire lo spazio dedicato a Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, oggi mi ripeto anche alla luce della disponibilità dichiarata all’ANSA dalla dottoressa Bonino.

Ministro, sarebbe auspicabile una dimostrazione aperta e trasparente della  disponibilità dichiarata ieri all’ANSA di voler ascoltare la gente ed essere pronta a recepire consigli. Una dichiarazione che abbia un seguito e non rimanga  un ennesimo puzzle di parole !

Con l’occasione un mio primo modestissimo consiglio : l’episodio della nave USA e le conseguenti dichiarazioni indiane riaprono la porta per avviare un urgente arbitrato internazionale, occasione misteriosamente abbandonata dal marzo u.s.

Un modestissimo suggerimento,  validato da pareri di esperti di diritto internazionale che ci dicono che sarebbe un’azione risolutiva a cui l’India non potrebbe sottrarsi e destinata a concludersi in un tempo massimo di 60-90 giorni. Un flash, rispetto ai 20 mesi trascorsi senza risultati da quel lontano 15 febbraio 2012.

Fernando Termentini, 18 ott. 2013 - ore 10,30