mercoledì 26 febbraio 2014

Il machiavellico de Mistura

Il 24 febbraio il Procuratore generale indiano E. Vahanvati ha ufficializzato alla Corte Suprema che per il caso dei due Marò  il Governo è favorevole ad abbandonare il Sua act per la repressione della pirateria, ma, nello stesso tempo, ha riconfermato la richiesta che i capi di accusa vengano formulati dalla Nia.

Il giudice ha fissato una nuova udienza tra due settimane riservandosi di decidere dopo aver esaminato “l’affidavit” consegnato dalla Procura Generale e nel quale è formalizzata la richiesta di confermare la titolarità delle indagini alla NIA.

Siamo di fronte, quindi, all’ennesimo gioco delle tre carte indiano. Si chiede di non applicare la SUA ma nello steso tempo di confermare le indagini della NIA che però non può emettere di fatto un report accusatorio se non facendo riferimento alla legge antiterrorismo.

Il guado sicuramente non è stato superato ed aspettiamoci altre novità fra due settimane. Il Giudice potrebbe rigettare la richiesta del Procuratore Generale di lasciare le incombenze investigative alla NIA e decidere di scegliere altra struttura investigativa, magari  riportando il caso nelle competenze del Kerala.

Il 31 marzo, poi, altra data cruciale, potrebbe accogliere la richiesta di togliere l’affidamento giudiziario dei due Fucilieri di Marina all’Ambasciata italiana a Delhi e rimetterlo nelle competenze del Tribunale, il chè potrebbe significare imprigionare i due Marò.
 
L'ennesimo rinvio di due settimane da parte della Corte Suprema indiana,  dimostra comunque che il governo di Nuova Delhi è sempre più impantanato e non riesce a gestire fondamentali norme del Diritto Internazionale. E’ assolutamente necessario, dunque, una decretazione giuridica a livello internazionale che costringa l’India ad applicare ciò che il diritto prevede unitamente ai contenuti delle varie convenzioni ONU in materia, tutte sottoscritte e ratificate da Delhi.

Deve, in sintesi, essere attivato un Arbitrato internazionale come peraltro deciso ormai da quasi un anno (11 marzo 2013) dall’allora Ministro degli Esteri Terzi, procedura  condivisa dal Premier Monti come è possibile dedurre dalla lettura di note di stampa ed anche da documenti ufficiali, per poi scomparire nel nulla
 
Una cosa è certa, non possiamo né essere ottimisti né considerare conclusa la vicenda a favore dei nostri due Fucilieri di Marina. Chi gestisce il gioco è ancora l’India dopo che l’Italia lo ha permesso riconsegnato due militari italiani all’indebito giudizio di Delhi .

Al momento l’unico ad ostentare soddisfazione per il successo ottenuto e tranquillità per il futuro é l'inviato speciale dott. Staffan de Mistura, peraltro confermato nell'incarico dal nuovo Governo per altri sei mesi.

L’ex Funzionario ONU si attribuisce palesando "modestia" il successo di aver fatto cancellare il rischio della SUA ed invoca a voce alta la necessità di ricorrere ad una giustizia internazionale. Proprio lui che è stato fin dal primo momento assolutamente contrario all’Arbitrato internazionale giudicato lungo e non certo, quando tutti gli esperti di diritto internazionale affermavano invece che in 60-90 giorni si sarebbe potuto arrivare alla decisione.

Fra 11 giorni sono trascorsi 365 giorni da quando l’allora Sottosegretario de Mistura dichiarava “Le nostre priorità  sono da un lato l’incolumità’ e il ritorno in patria dei nostri maro’ e dall’altro mantenere un ottimo rapporto di lavoro e di collaborazione con le autorità indiane. L’India - ha aggiunto - e’ un grande Paese con il quale abbiamo tutta intenzione di avere un ottimo rapporto. E questo - ha concluso - e’ un motivo in più per lasciare le divergenze nelle mani del diritto internazionale, magari con una sentenza di una corte internazionale”.

Purtroppo, nonostante che il dott. de Mistura ammetta di richiamarsi agli insegni del Machiavelli, non sembra proprio che i risultati da lui ottenuti siano tali da confermare sul piano concettuale quanto afferma.

Machiavelli scriveva tra l’altro, che un "principe" ideale (ma non idealizzato), come tuttora ancora riportato nei testi  sulla leadership deve : essere disponibile ad imitare il comportamento di grandi uomini a lui contemporanei o del passato; essere in grado di essere "simulatore e gran dissimulatore"; di saper controllare con saggezza la fortuna attraverso la virtù; essere capace nello stesso tempo di essere leone, volpe e centauro (leone forza - volpe astuzia - centauro come capacità di usare la forza come gli animali e la ragione come l'uomo).

Sempre rifacendoci al Machiavelli fin dal 1513 ci suggeriva che “ Nei momenti di calma l'abile politico deve prevedere i futuri rovesci e predisporre i necessari ripari, come si costruiscono gli argini per contenere i fiumi in piena”. Questo nel caso dei due Fucilieri di Marina non è mai avvenuto. Anzi talvolta è accaduto il contrario come le dichiarazioni rilasciate proprio da de Mistura il12 maggio 2012 ad una televisione indiana con le quali ammetteva che i due marò erano incappati in un tragico incidente.

Sarebbe quindi auspicabile che il nuovo Esecutivo avvii un immediato Arbitrato Internazionale e riveda quando deciso  sulla scelta “dell’inviato speciale”, magari affiancando a lui professionalità con maggiore expertise nella gestione dei conflitti.

Fernando Termentini, 26 feb. 2014 - ore 11,00

 

martedì 18 febbraio 2014

Latorre e Girone : nulla di nuovo sotto al sole

  
Oggi l’ennesimo rinvio al 24 febbraio dell’udienza  della Suprema Corte per decidere quale legge applicare nei confronti di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone e sulla  base d quali capi d’accusa ancora a  loro non ufficializzati  dopo 24 mesi dagli eventi.

Una solerte Ministro degli Esteri comincia ad agitarsi dopo il più assoluto immobilismo, alza la voce improvvisamente, dichiara di essere indignata e prende una serie di iniziative forse per  dimostrare l’adeguatezza della persona al ruolo ricoperto e rimuovere i dubbi che in tal senso ancora molti hanno.

Richiama, fra l’altro, a Roma l’Ambasciatore Mancini per consultazioni . Lo annuncia dopo l’ennesimo rinvio della Corte Suprema, "Il governo italiano ha disposto l'immediato richiamo a Roma per consultazioni dell'Ambasciatore a New Delhi, Daniele Mancini".

In occasione dell’udienza di oggi il Procuratore Generale G.E. Vahanvati, che occorre ricordare agisce per il Governo e non appartiene all’ordinamento giudiziario, ha dichiarato che sta riesaminando l'applicabilità del Sua Act e sta attendendo un’opinione definitiva a tale riguardo da parte del Ministero della Giustizia.

L'avvocato dei maro' Mukul Rohatgi in risposta al Procuratore Generale ha ricordato e sottolineato  al Giudice in che nell'ultimo anno il governo ha cambiato posizione per sei volte e che la vicenda va avanti da ben due anni senza una formulazione dei capi di accusa. L'inviato governativo Staffan de Mistura presente in aula, si e' alzato in piedi a sottolineare la presenza dell’Italia e dare forza al passaggio con cui Rohatgi ha ribadito che "l'Italia non può accettare ad essere assimilata a uno Stato terrorista".

A tale riguardo, si ha qualche dubbio sull’opportunità che un rappresentante del Governo italiano sia stato presente in un Aula di Tribunale indiano dove è in corso un processo a carico di due soggetti giudici, i due Fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone e non lo “Stato Italia”.

L’inviato Staffan de Mistura seduto a fianco dell’avvocato della Difesa, almeno simbolicamente, potrebbe dare, infatti,  un segnale negativo all’India, quello che l’imputata è l’Italia,  ed ormai tutti abbiamo imparato quanto Delhi sia accorta ad accogliere anche “messaggi simbolici” .

 De Mistura inizia ad agitarsi anche lui improvvisamente trasformatosi  in un Commissario di Governo deciso ed abbandonando l’iniziale, ripetitivo ed ossequioso linguaggio gestuale nel  rispetto della cultura locale. Forse, finalmente,  sì è convinto che nell’applicare il pragmatismo di Machiavelli sono più bravi gli indiani e nei loro confronti, invece, è più efficace la determinata azione britannica, che la storia ci tramanda. Ora senza esitazione ribadisce "Basta rinvii, tornino in Italia". "L'ennesimo rinvio, il ventiseiesimo, il sesto in Corte Suprema. Ora francamente e' troppo". “in attesa delle decisioni dovete rimandarli in Italia”.

L’inviato speciale del Governo al termine dell’udienza ha anche sottolineato che ciò che sta accadendo "E' chiaramente un segno della difficoltà del governo indiano". Si è anche rivolto all’opinione pubblica locale mandando un messaggio. Rispondendo ad un giornalista indiano, infatti,  gli ha chiesto  se per caso avesse un parente nell'esercito: "Suo padre? Bene, lei e' la persona giusta per capire". "Che cosa direbbe se suo padre, al servizio in un qualsivoglia corpo dell'esercito, su mandato militare fosse trattenuto e bloccato da due anni in un Paese straniero a causa di un incidente, senza neanche un capo di imputazione ?”.

Domanda interessante dott. de Mistura che forse però la doveva porre a se stesso ed a tutti coloro che hanno deciso di rimandare in India i due Fucilieri al termine del permesso elettorale del 2013. Un domanda che dal quel fatidico 15 febbraio si stanno ponendo ogni giorno le migliaia di militari italiani in giro per il mondo per garantire pace e sicurezza e soprattutto le loro famiglie a cui lo Stato, come i fatti dimostrano, non garantisce la minima tutela.

Anche 9 mesi fa sapevamo che non c’erano elementi di accusa, da quel momento ad oggi non è cambiata la legge indiana  Sua Act né lo Statuto della NIA, per cui  era giuridicamente palese che nel momento che le indagini fossero state affidate all’Agenzia Investigativa anti terrorismo, difficilmente si poteva prescindere dall’applicazione della SUA. In quel momento occorreva “battere i pugni sul tavolo”,  pretendere un immediato avvio dell’Arbitrato internazionale mettendo da parte qualsiasi forma di interesse economico e di “rapporti di buon vicinato”,  con decisione e non svendendo i due ragazzi per “trenta denari”.

Lei, invece,  prima come Sottosegretario agli Esteri e poi come Vice Ministro degli Esteri insieme al Premier Senatore Monti poi anche Ministro degli Esteri ad interim dopo le dimissioni dell’Ambasciatore Terzi, decisione di elevato contenuto etico e grandissimo senso dello Stato, potevate il qualche modo essere coerenti con le norme del Diritto internazionale, come peraltro  annunciato da lei stesso l’11 marzo come decisione condivisa anche  dal Premier Monti.

Norme che vi consentivano di non rimandare i due Marò in India non per mancato rispetto della parola data ma perché - come è possibile riscontare in documenti a Lei ben noti - che attraverso una nota verbale era stato proposto all’India la disponibilità di giungere ad un assoluzione amichevole e chiesto di avviare le consultazioni previste da UNCLOS. In sintesi una ritorsione nei confronti di uno Stato Terzo che non rispettava le regole non rispondendo ad una precisa e protocollare richiesta italiana.

 Non sembra però di ricordare che allora e subito dopo il rientro dei due Fucilieri a Delhi si sia sentito il vocio istituzionale dal quale ora siamo sommersi. Non si ricordano prese di posizione decise e perentorie nei confronti dell’India. Piuttosto, timide e  preoccupanti parole di fiducia nella Giustizia indiana e dichiarazioni di condivisione di regole di ingaggio formalizzate agli indiani,  come ricordato dal Vice Ministro Pistilli poco dopo il suo insediamento alla Farnesina.

Esitazioni italiane che siamo certi che gli indiani abbiano colto e che “machiavellicamente” stanno utilizzando per alzare la posta delle loro richieste come contropartita per la soluzione della vicenda. Primo fra tutti stralciare e cancellare i nomi di Singh e di altre personalità indiane dal processo che coinvolge Finmeccanica.

Chiedere ora agli indiani che nelle more delle decisioni della Corte Suprema Massimiliano e Salvatore siano rimandati in Italia sembra ora  pleonastico. Potevamo farlo a pieno diritto quel 22 marzo ma è stata scelta la strada della restituzione per non turbare equilibri economici in corso con l’India forse ben noti all’Ambasciatore Mancini esperto di dinamiche internazionali sul piano dello sviluppo e dell’Economia, avendo una pregressa esperienza triennale come  Consigliere Diplomatico, Responsabile Relazioni Internazionali del Ministro per lo Sviluppo Economico, Commercio Internazionale, Energia e Comunicazioni.

Una richiesta, peraltro, che in questo momento ed a ridosso delle elezioni indiane potrebbe essere anche pericolosa per la sicurezza fisica dei due.

Fernando Termentini, 8 feb 2014 - ore 11,00

lunedì 17 febbraio 2014

La Bonino riconfermata agli Esteri, perché ?

 
 
Ieri sera molti telegiornali hanno dato la notizia che il Presidente Napolitano aveva avanzato “il gradimento” per la conferma del Ministro Bonino agli Esteri per dare continuità alla politica estera italiana, informazione confermata questa mattina da più di un quotidiano.

Allo stato attuale e ripercorrendo i mesi passati dal 27 aprile giorno della nomina del Ministro è difficile individuare la “road map” tracciata da Emma Bonino per quanto attiene alla politica italiana. Piuttosto si è avuta l’impressione che in questi mesi la Rappresentante della Farnesina si sia più impegnata a riprendere alla mano antichi problemi del passato derivati dalla quarantennale militanza nelle file del Partito Radicale, piuttosto che oggettive iniziative per rivalutare la sovranità italiana ed i diritti italiani nella gestione delle controversie internazionali.

Nulla contro  la caratura politica e professionale della persona, massimo rispetto anche se non condivisione per l’impegno e la caparbietà dimostrata nel corso degli anni della sua militanza politica per portare avanti battaglie dalle quali emergeva se non altro l’onestà intellettuale della persona e non è cosa da poco.

Improvvisamente, però, nominata il 28 aprile Ministro degli Affari Esteri  il politico Bonino è diventata un’altra persona, un Ministro degli Esteri preoccupato del silenzio di Stato, nel passato invece fermamente avversato dal  politico Emma, piuttosto  impegnata come rappresentante istituzionale “a mettere la faccia” in problematiche importanti, ma forse delegabili rispetto ad altre che l’Italia stava vivendo.  I tifosi della Lazio imprigionati a Varsavia, gli italiani militanti di Greanpeace fermati in Russia, il giornalista rapito in Siria ed altri episodi di negazione di diritti umani dai quali però era escluso il problema dei due Fucilieri di Marina perché delegato ad altri e per i quali domani ricorre il 24 mese di detenzione in India senza conoscere i capi di accusa.

Un’altra persona, quindi, non la Bonino che chi scrive insieme a tanti altri avevano conosciuto. Una ferma oppositrice del silenzio e dell’omertà di Stato, e che ci aspettavamo  ora Ministro degli Esteri “battere i pugni sul tavolo” ed imporsi per il rispetto della sovranità nazionale, senza cedere di un millimetro ed in assoluta trasparenza.

Tutto questo invece non è avvenuto, almeno allo stato dei fatti e dalla road map della politica estera italiana  tracciata dal Ministro Bonino i due Fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone hanno rappresentato un problema a parte, pur trattandosi di rappresentanti dello Stato in quanto militari in ostaggio dell’India da 24 mesi e  “catturati” nell’esercizio delle loro funzioni.

E’ indubbio che a costoro il  Responsabile della Farnesina non ha dedicato molto del suo tempo almeno per quanto reso noto dal suo Ministero, delegando completamente al Commissario di Governo Staffan de Mistura ed allo stesso ex Premier Letta come recentemente affermato dallo stesso Ministro. Solo piccoli sporadici cenni che peraltro rappresentavano la negazione dello Stato di Diritto per i due militari quando dichiarava il 19 sett. 2013 al quotidiano La Repubblica “Non è dimostrata l’innocenza dei due Marò”.

Una scelta che a nostro livello non vogliamo commentare,  ma che non possiamo  sottacere né esimerci di criticare se la specifica vicenda rientra in quella che il Presidente della Repubblica ha definito come vanto della Bonino “continuità della politica estera italiana”.

Il nostro Ministro degli Esteri in questi dieci mesi non ha dimostrato la volontà di assumere prese di posizioni precise nei confronti del suo omologo indiano, non ha spostato il suo ufficio su un aereo di Stato per fare il giro del mondo per acquisire il consenso dei Paesi membri delle Nazioni Unite che potessero incidere positivamente a favore della soluzione della vicenda Italia / India.

Nulla di tutto ciò o almeno molto poco e con scarsa efficacia, ma  allora ci chiediamo su cosa si basa la continuità della politica estera italiana, motivazione attribuita al capo dello Stato da molti ed importanti organi di stampa ?  

Forse la dobbiamo individuare nella storica visita a Teheran  dove  dopo 10 anni per la prima volta un Ministro degli Esteri occidentale è entrato nei Palazzi del potere iraniano. Una missione storica come l’ha definita Radio Radicale in occasione della quale il Ministro degli Esteri ha incontrato il suo omologo Javad Zarif ed il Presidente iraniano Hassan Rohani. Un’iniziativa inaspettata che sembra non sia stata nemmeno totalmente condivisa dai partner dell’Unione Europea che, per quanto noto, non erano a conoscenza dell’iniziativa della Farnesina

Sofri in quella occasione scriveva su Repubblica il 23 novembre 2013 a proposito della missione della Bonino“ Tra le donne di Teheran che vogliono cambiare il Paese degli Ayatollah”, dimenticando di spiegarci come mai la battagliera Emma che ha sempre rifiutato coercizioni di Stato  ha accettato in quella occasione di indossare il velo durante i colloquio e dimenticando chi per ribellarsi a questo forma di ostracismo politico era stata trucidata nelle strade di Teheran, Neda Soltani, mentre manifestava il proprio diritto a non indossare lo chador. Una dimenticanza del neo opinionista di Repubblica come tante altre che concorrono giustappunto a vanificare i contenuti delle sue opinioni.

Nonostante quello che affermi Sofri, infatti, nel momento che Emma Bonino, Ministro degli Esteri in missione ufficiale, ha partecipato agli incontri ufficiali “velata” ha dato un segnale pericoloso, strumentalizzabile dalla controparte come condivisione di regole che l’islam radicale impone alle sue donne, considerate “paria” del contesto sociale.

Se la Bonino avesse scelto di non  indossare lo “chador”  non avrebbe, infatti, offeso le tradizioni locali peraltro interpretate a loro uso e consumo dai Mullah, ma avrebbe evidenziato un forte segnale di distanza dalla cultura oscurantista di chi vuol politicizzare l’Islam negando ogni diritto alle donne iraniane e mussulmane in generale.

Un incontro durante il quale non è dato da sapere se il Ministro degli Esteri abbia almeno trasmesso il messaggio dei dissidenti iraniani in esilio in Italia a Lei consegnato prima della partenza attraverso un comunicato stampa del rappresentante in Italia dei rifugiati iraniani, Davood Karimi, presidente Associazione Rifugiati Politici Iraniani residenti in Italia.Una vera e propria denuncia nei confronti di Teheran accompagnata dal massimo  disappunto degli esuli iraniani residenti in Italia sul viaggio del Ministro a Teheran e nella quale Davood si augurava “che il signor ministro si renda conto del suo errore storico e faccia un passo indietro il prima possibile e ribadisce “….stringere le mani assassine che hanno ucciso i soldati italiani a Nassiriya e in Afghanistan non sia un onore degno di un grande popolo quale quello italiano che ci ha sostenuto nei momenti più bui della nostra storia”.

Di lì a qualche giorno un altro impegno internazionale su tematiche molto vicine alla cultura politica del Ministro Bonino da farle preferire ad altre come la sorte dei due nostri militari trattenuti in India. Scelte forse derivate dalla antica e nota “allergia” della dottoressa Bonino per le  uniformi militari. Una insofferenza almeno per un particolare tipo di uniformi che la accomuna in parte al Capo dello Stato, Capo delle Forze Armate per debito costituzionale, che poco ha detto o fatto per i nostri Fucilieri di Marina forse perché più disponibile per cultura politica e storica ad altre uniformi, quelle con la Stella Rossa  sul bavero che entrarono a Budapest nel 1956.

In quella occasione  Napolitano disse: "in Ungheria l'Urss porta la pace",  "l'Unità" definiva «teppisti» gli operai e gli studenti insorti, Giorgio Napolitano si profondeva in elogi ai militari russi, che stavano contribuendo a rafforzare la “pace nel mondo”. Giudizi in parte smentiti di lì a qualche anno ma che non possono essere dimenticati dalla storia.

Un Ministro degli Esteri  che il 12 novembre ha disertato la riunione Europa - Asia svolta a Delhi con la partecipazione di 37 Ministri degli Esteri di  altri Paesi, delegando a rappresentare l’Italia un Funzionario della Farnesina ma che poi si reca in Ghana e Senegal per fare il punto “sui dossier regionali e sulle tematiche onusiane”.

Un comunicato della Farnesina in quei giorni informava con precisione “ Saranno questi i binari principali lungo i quali si svilupperà la missione della Ministro degli Affari Esteri Emma Bonino in Ghana e Senegal, dal 5 all’8 gennaio. Una missione che, all’indomani dell’Iniziativa Italia - Africa presentata lo scorso 30 dicembre, ha luogo in due tra i Paesi più stabili del continente africano”.

Impegni importanti dai quali  non poteva mancare un incontro Bonino-Tetteh nel segno di “Women in Diplomacy” e successivamente un incontro a Dakar con il Ministro degli Affari Esteri Mankeur Ndiaye e altri suoi colleghi dell’esecutivo senegalese.

Atti importanti di politica estera in cui la Ministro ha dimostrato la sua disponibilità ad impegnarsi in prima persona, delegando, invece, come nel caso dei Marò, la gestione della vicenda al Commissario di Governo Staffan De Mistura e rimandando all'ex Premier Letta ogni decisione come dichiarato all'ANSA alcuni giorni orsono.

Infine, un’altra significativa tappa del ministero della Bonino, che ci indica la strada tracciata per la politica estera italiana. La partecipazione a marzo in Uruguay annunciata dalla stessa  Ministro che dice “ Marijuana libera in Uruguay, Benissimo, ci vado a marzo"".


Parole che in questa circostanza forse un ministro Degli esteri si dovrebbe risparmiare in quanto nel momento che Lei esprime condivisione con le decisioni dell'Uruguay informa il mondo che questo è il convincimento italiano in materia,  mentre non sembra che prima di pronunciarsi abbia interessato il Parlamento. Il Ministro degli Esteri ha precise responsabilità, é deputato a fare politica estera nazionale e non ha portare avanti posizioni personali. Ce lo conferma in una nota anche il Senatore Carlo Giovanardi "E' molto grave che un ministro degli Esteri faccia dichiarazioni simili - spiega a Il Tempo - perché non rispettano né il Parlamento italiano né le convenzioni internazionali che l’Italia ha firmato. La sua è e resta un’opinione personale, di certo non rappresenta la linea del governo".
Se questa é dunque la continuità della politica Estera italiana tracciata da Emma Bonino che organi di informazione attribuiscono al  Presidente Napolitano ed i contenuti solo tali da rendere opportuna una sua conferma al vertice degli Esteri, probabilmente o a noi é sfuggito qualcosa o il Capo dello Stato é condizionato da “affinità elettive” di vecchia data.

Oppure esistono motivazioni connesse alla pregressa gestione della vicenda, magari indotte dalla preoccupazione che qualche direttiva riferita all’indegna giornata del 22 marzo 2013 fino ad ora “protetta” e tramandata dal Governo Monti a quello di Letta,  con persona diversa agli Esteri potrebbe diventare un boomerang per qualcuno.

Saremmo invece d'accordo con le valutazioni di Napolitano se la dottoressa Bonino continuasse nell'urlare il suo sdegno nei confronti dell'India come sta avvenendo in questi giorni quando dichiara  "Talune anticipazioni che provengono oggi da New Delhi sull'iter giudiziario del caso dei nostri fucilieri di Marina mi lasciano interdetta e indignata". "Sconcertante e inammissibile riferimento a legge antipirateria".

Una Bonino che improvvisamente in questi giorni ritorna ad essere democratica riaprendo spazi  di discussione sulla sua pagina di FB dedicati ai due Marò, mentre fino ad ora ha esercitato una strenua ed incisiva azione di censura nei confronti di chi esprimesse posizioni diverse dalle sue .

Bonino agli Esteri, dunque, ma perché ?

Fernando Termentini, 16 febbraio 2014 - ore 09.30

 

 

venerdì 14 febbraio 2014

Latorre e Girone : qualcuno scopre l’Arbitrato Internazionale


Dall’11 marzo 2013 l’allora Ministro Terzi aveva ufficializzato  che la vicenda dei due Marò doveva essere gestita con il ricorso all’Arbitrato internazionale ed aveva ufficializzato  l’intenzione anche all’India attraverso una nota verbale.

In questi mesi l’Ambasciatore stesso e tanti altri di noi impegnati a tenere alta l’attenzione sulla sorte dei nostri Fucilieri di Marina siamo ritornati sull’argomento anche supportati dal pensiero di illustri Accademici esperti nello stesso specifico settore.

Assoluto silenzio da parte delle Istituzioni responsabili nella gestione della vicenda, a partire dal Premier Letta fino ad arrivare al Ministro degli Affari Esteri Bonino, tutti impegnati invece  a ricordarci con scadenza ciclica di un processo equo e rapido.

Lo stesso Commissario di Governo dott. Staffan de Mistura in varie occasioni esprimeva continuamente la sua contrarietà di avviare l’Arbitrato in quanto sarebbero stati necessari tempi lunghissimi, anche anni. Lo confermò anche in occasione di una trasmissione radiofonica Zapping 2.0 della Rai alla quale intervenne a seguire anche chi scrive che si permise di non condividere le pessimistiche previsioni del dott. de Mistura. Tutto si poteva, infatti, avviare in un tempo massimo i 60 ai 90 giorni.

Oggi, il Ministro della Difesa Mario Mauro attraverso l’ANSA ci informa che “è  esplorata ipotesi arbitrato internazionale” e ribadisce che è  necessario "fare di tutto per fare chiarezza", in quanto l’episodio in discussione è avvenuto in acque internazionali per cui "apre un contenzioso internazionale da gestire in un contesto internazionale" ed ha ribadito ribadendo la necessità della "internazionalizzazione del contenzioso che va messo a sistema".

A tale punto è spontaneo chiedersi perche da più di dieci mesi ci si ostina a non avviare l’Arbitrato ora riconosciuto come strada valida anche dal Ministro della Difesa e da parlamentari che hanno fatto parte della delegazione che recentemente è andata  a Delhi, come esplicitamente dichiarato ed anche pubblicato su FB dall’Onorevole Domenico Rossi.

Varie le ipotesi. Si può spaziare dalla difesa di interessi personali all’errore di valutazione. Infatti, potrebbero sussistere la possibilità che istituendo l’Arbitrato possano essere resi pubblici altri documenti tipo quelli pubblicati da Libero  due giorni orsono, tali da creare un certo disagio in qualcuno o intaccare gli interessi di lobby.

Se, invece, c’è stato un errore di valutazione sulla tempistica e sulla fattibilità di portare avanti la richiesta di arbitrato, allora è giunto il momento che chi ha sbagliato esca di scena e si occupi di altro !

Fernando Termentini 14 feb. 2014 - ore 13,00

mercoledì 12 febbraio 2014

Latorre - Girone : è un fatto bilaterale , Asthon e Ban Kimoon lo confermano



Il Ministro degli Esteri Bonino,  ancora rauca per aver urlato la sua indignazione dopo la scontata decisione della Corte Suprema indiana che forse ha meravigliato solo lei, riferisce alle  Commissioni Parlamentari sulla vicenda dei due Fucilieri di Marina e preannuncia di aver attivato il Segretario delle Nazioni Unite per un procedura sulla violazione dei diritti umani contro l’India.

Il Segretario Generale di UN risponde immediatamente invitando Italia ed India a consultazioni bilaterali per trovare una soluzione, come peraltro previsto all’articolo 100 della Convenzione UNCLOS. Un invito che peraltro era stato già formalizzato con la sentenza della Corte Suprema del 18 gennaio 2013.

Corrente di pensiero a suo tempo anche ribadita dalla Asthon che in coincidenza della decisione italiana di rimandare in India Massimiliano e Salvatore il 22 marzo 2013 riconfermava la sua posizione sul fatto che si doveva raggiungere un accordo fra le parti.


La stessa baronessa che però ora esplicita una qualche “preoccupazione per tutta la UE”.

Oggi Ban Kimoon, al quale si era rivolta la Bonino chiedendo di valutare se ci siano gli estremi per procedere “per violazione dei diritti umani, per quanto riguarda la mancanza di un capo di imputazione per i fucilieri di Marina da parte dell’India accompagnata da una restrizione della libertà”, risponde È meglio che la questione venga affrontata bilateralmente piuttosto che con il coinvolgimento dell’Onu”.

L’India, intanto, non demorde dai suoi intenti ed attraverso la voce del Procuratore Generale fa giungere il messaggio “Magari ci suggerite anche di dargli una medaglia al merito”, concetto che sicuramente non lascia prevedere la possibilità di accordi.

Nel frattempo l’inerzia e l’indecisione italiana continua, nonostante lo sdegno della Bonino accompagnato anche da quello del Premier Letta. De Mistura sta rientrando in Italia per consultazioni, si attende anche il rientro del Ministro della Difesa Mauro, chiara dimostrazione che si è ancora ben lontani da decisione concrete e costruttive.  

Il fuoco di fiamma che sembrava avesse coinvolto tutti a livello politico ed istituzionale per dimostrare all’India “chi fosse l’Italia” si sta spegnendo, solo qualche favilla sotto le ceneri.

Lo stesso Presidente della Repubblica e Capo delle Forze Armate per “debito Costituzionale” continua a tacere quando siamo stati abituati a sentire una voce ben più alta e perentoria in altre occasioni, come nel caso del sequestro in Iraq delle due Simona  nel 2004, quello della Sgrena del 2005 e  di Mastrogiacomo in Afghanistan nel 2007.
 
Vortici di parole che nascondono l’unica iniziativa possibile da portare avanti con la massima urgenza : l’Arbitrato Internazionale in Sede UNCLOS attraverso il quale i due Paesi in prima istanza si confrontano per trovare una soluzione per poi essere obbligati a negoziare, in caso di non accordo.

Ci sono migliaia di esempi in tal senso, uno anche recente dell’ottobre del 2013 quando i Paesi Bassi hanno attivato un Arbitrato contro la Russia norma dell'allegato VII alla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (International Tribunal for the law of the sea Tribunal International du Droit de la Mer :  Press Release, Arbitrators Appointed in the Arbitral Proceedings Instituted by the Kingdom of the Nerherlands Against  the Russian Federation in respect of the Dispute Regarding the Artic Surnise).

L’ex Ministro Terzi lo invocava già dall’11 marzo 2013 e seguita  a riproporlo continuamente. Molti Accademici  italiani di Diritto internazionale in varie occasioni, anche recentissimamente,  ne hanno confermato la validità e la necessità, solo il dott de Mistura attraverso dichiarazioni alla stampa ci fa sapere di non condividerne l’opportunità per la tempistica lunghissima che richiederebbe.

Non ci spiega il perché non si ricorra all’Arbitrato nemmeno la Responsabile della Diplomazia italiana che dovrebbe essere la tenutaria della “cultura del diritto internazionale”,  ma preferisce continuare il suo mandato alternando fasi di irritata indignazione ad altre  più lunghe di assoluto silenzio.

A tale riguardo, quindi, l’unica logica conclusione può essere quella che non si ricorra all’Arbitrato per evitare il rischio che in sede di giudizio arbitrale potrebbero emergere documenti scomodi per qualcuno  e dai quali si avrebbe la possibilità di avere la conferma che i nostri due Fucilieri di Marina sono stati svenduti per trenta denari, a vantaggio di singoli o di lobby economiche anche internazionali.

Fernando Termentini, 12 feb. 2014 - ore 11,00

lunedì 10 febbraio 2014

Vicenda Latorre - Girone : solo proclami


Come avevamo previsto, la Suprema Corte indiana ha rinviato la sua decisione al 18 febbraio. Un’altra settimana di valutazioni per stabilire  se applicare la Sua act nei confronti di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone derubricando il reato da omicidio ad atto di violenza in mare. .  

Lo ha confermato il procuratore generale E.G. Vahanvati specificando che nelle intenzioni del governo il Sua act dovrebbe essere applicato senza una specifica richiesta di pena di morte, che, però,  di fatto non viene esclusa.  

Attraverso le Agenzie di stampa veniamo informati che l’avvocato della difesa Mukul Roahtgi ha respinto con decisione la posizione del PM e che “il giudice Chauhun ha detto : “capisco che di fronte a questa situazione sono io che devo decidere”, lasciando intendere che Delhi ha scaricato sul tribunale ogni responsabilità oggettiva, mentre per il tramite della Procura Generale continua ad accusare di terrorismo due militari italiani, pur dimostrandosi generosità  avendo mitigato la natura della possibile pena, ma non demorde, però, di continuare a proporre al mondo le Forze Armate italiane come una fucina di possibili terroristi pronti a colpire.

E’ palese, comunque, che gli indiani siano incapaci di produrre prove valide e che la Suprema Corte, la procura generale ed il Governo stiano tentando di giustificare in qualche modo il ritardo di 24 mesi nelle indagini. Un fatto inaccettabile per un ordinamento giudiziario improntato al modello anglosassone e che li rende ridicoli agli occhi del mondo.

Una situazione abnorme che oggi ha avuto il suo 26° epilogo e che da un paio di settimane spinge personalità politiche ed istituzionali italiane prima silenti, ad imboccare la strada dei proclami, quasi volessero intimorire l’India che, invece, prosegue per la sua strada, senza tentennamenti.

Il Ministro degli Esteri che urla il suo sdegno,  ma rimane alla Farnesina preferendo delegare il Commissario di Governo a rappresentare l’Italia in un momento così difficile. Nello stesso tempo accetta che l’Italia sia additata come un Paese di terroristi nel momento che due suoi  militari sono giudicati da uno Stato terzo applicando una legge antiterrorismo.

In questi ultimi giorni, la Rappresentante della Farnesina, ci ha assordato con proclami altisonanti del tipo, "Talune anticipazioni che provengono oggi da New Delhi sull'iter giudiziario del caso dei nostri fucilieri di Marina mi lasciano interdetta e indignata". "Sconcertante e inammissibile riferimento a legge antipirateria", "Il governo ritiene sconcertante il riferimento (alla legge antipirateria indiana, ndr) e farà valere con forza e determinazione in tutte le sedi possibili l'assoluta e inammissibile incongruenza di tale impostazione, anche rispetto alle indicazioni a suo tempo fornite dalla stessa Corte Suprema indiana".

Una Bonino indignata che grida “no” alla legge sul terrorismo anche senza pena morte (ANSA 8 feb). "L'eventuale richiesta di applicazione della SUA (Act, la legge antiterrorismo indiana, anche nella parte che non obbliga a chiedere la condanna a morte, ndr) quale base di imputazione per i due maro', laddove dovesse essere confermata, - prosegue il capo della Diplomazia italiana - sarà contestata in aula dalla difesa italiana nella maniera più ferma".  "Il Governo ritiene sconcertante tale riferimento e farà valere con forza e determinazione in tutte le sedi possibili l'assoluta e inammissibile incongruenza di tale impostazione anche rispetto alle indicazioni a suo tempo fornite dalla stessa Corte Suprema indiana".

Forse con cotanta determinazione esplicitata poche ore prima della decisione di oggi della Corte Suprema indiana intendeva mandare un messaggio preciso al Tribunale indiano ma non ha avuto successo. La pubblica accusa ha confermato il suo proposito ed il Ministro Bonino almeno per ora è ritornata nel silenzio perché probabilmente impegnata a tessere un’altra azione di “Secret Diplomacy”.

Anche Staffan de Mistura prima delle decisioni di oggi ha ripetutamente  dichiarato "Il Sua Act e' per noi una "linea rossa' e lo respingiamo", ma all’odierna  richiesta ormai formalizzata dal PM indiano non sembra reagire.

L'India da oggi, invece,  ha dichiarato l’Italia, Paese Membro dell’Unione Europea, come uno  Stato terrorista e Barroso, Van Rompuy e lady Ashton,  non dicono nulla. Un silenzio grave perché come ci ricorda Gianni Pittella, vice presidente vicario del Parlamento europeo ed esponente Pd riferendosi alla prossima presidenza italiana della UE ha sottolineato "Questo vuol anche dire che a breve la presidenza  dell'Unione Europea sarà nelle mani di uno Stato terrorista”.

Da Delhi arriva il rinvio. Il Presidente Letta da Roma torna a ripetere “reagiremo” ma dimentica di dirci come. Il Premier ha anche commentato su twiter "L'imputazione proposta dalle autorità  indiane" a carico di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone è "inaccettabile", dichiara ma non cambia nulla rispetto al passato: continua ad affidarsi a de Mistura che si limita a ricordarci "Abbiamo riproposto con forza la richiesta che i maro' tornino in Italia",  in attesa di una soluzione sul processo.

Una voce solitaria, invece, ma concreta, quella dell’onorevole Cirielli che con la sua consueta  incisiva determinazione ha affermato  perentoriamente che l’India è fuori dalla  legalità internazionale e ne è una dimostrazione anche  "Il blocco da parte del Consolato indiano del visto all'eurodeputato di Fratelli d'Italia, Carlo Fidanza, che intendeva recarsi a New Delhi per incontrare i nostri due maro', Massimiliano Latorre e Salvatore Girone”. Aggiunge  l'Italia ha fatto una figuraccia mondiale, ma l'India con il suo comportamento prepotente ce la sta mettendo tutta per fare peggio. Attendiamo ora i conseguenti passi diplomatici da parte del Governo.

Proclami in tempo reale o datati di qualche giorno ma sempre solo parole che rispecchiano l’affanno di un Esecutivo e di un Parlamento fino ad ora disattento alla vicenda e che ora, invece è obbligato ad appropriarsene anche se non sono cooperanti rapite dal “vile nemico” o giornalisti andati allo sbaraglio a caccia di scoop.

Sono solo due cittadini italiani militari di professione che l’India ha bollato come terroristi,  colpevoli, invece, di essere  solo custodi di tradizioni democratiche e di un’etica militare sconosciuta al Paese dei Maharaja, come dimostrano i tanti e ripetuti  episodi  non dignitosi in cui sono coinvolti militari indiani in giro per il mondo.
 
Parole ripetitive che non dicono nulla di nuovo come quanto dichiarato dal Ministro degli Esteri Bonino ai microfoni della RAI , “tutte le opzioni so­no sul tavolo”, l’Italia ha “parecchi assi nel­la manica”. Quali siano non è detto saperlo. 

Un altro proclama lanciato nel nulla,  mentre il Ministro della Difesa Mauro appena arrivato in India sta rientrando precipitosamente in Italia forse perché interessato ad un imminente rimpasto di Governo ed  il machiavellico de Mistura rimane in India non si comprende a che fare visto che finora l’unico successo ottenuto sono 26 rinvii.

L’India, comunque, sta dimostrando di saper giocare sapientemente le carte e l’Italia continua a subirne le conseguenze dopo che il  22 marzo  2013  ha riconsegnato all’indebito giudizio di Delhi due militari italiani e che di lì a qualche mese fonti istituzionali italiane hanno parlato di una soluzione prossima regolata da “regole di ingaggio condivise con l’India”.

Probabilmente uno degli assi della Bonino è proprio la condivisione di una condanna che escluda la pena di morte e consenta ai due Fucilieri di Marina di rientrare in Italia nel quadro dell’accordo bilaterale dell’agosto 2012 sulla gestione dei condannati dei rispettivi paesi.

Patti assurdi o addirittura scellerati  se venissero confermati. Se rientrare con onore come anche affermato recentemente dal Presidente della Repubblica, significa accettare la colpevolezza pur mettere la parola fine alla vicenda connotata da particolari che se approfonditi potrebbero dare fastidio a qualcuno, la parola “onore” non ci appartiene.

A Massimiliano e Salvatore deve essere concesso l’onore che loro compete come militari , un patrimonio personale che pochi hanno e di cui i due Fucilieri di Marina devono andare fieri. Non possono essere scambiati alla stessa stregua di quanto avviene per delinquenti comuni e di questo lo Stato deve farsene carico. Non è accettabile invece che la loro onorabilità sia più o meno sancita dall’India che in 24 mesi ha sapientemente gestito un perverso gioco dell’oca cambiando le regole in corso d’opera, per arrivare a definire i nostri militari terroristi.

Non è possibile accettare ulteriori offese, chi ha gestito finora la vicenda sta dimostrando che l’aver rinunciato all’Arbitrato Internazionale è stato un gravissimo errore sul piano temporale e su quello oggettivo e pur di non ammettere lo sbaglio continua a percorre una strada pericolosa e poco dignitosa per il nostro Paese !

Nessuno, invece,  ha ascoltato la voce dell’Ambasciatore Giulio Terzi, primo  tra tutti a richiedere ininterrottamente da almeno 1 anno l'attivazione di un Arbitrato internazionale in sede ONU. Colui che da Ministro degli Esteri dell'allora Governo Monti si dimise dal prestigioso incarico dopo essersi rifiutato di apporre la Sua firma sull'ordine di rientro in India dei due Marò, precisando che "vi sono valori che non sono negoziabili", lo stesso Terzi che a più riprese ha successivamente denunciato le motivazioni "mercantili" e commerciali alla base della decisione illegittima e scellerata di rimandare i Marò in India senza aprire un contenzioso formale con New Delhi.

Credo, anzi auspico che sia giunta l’ora che il Premier Letta non si limiti anche lui solo ad “inorridire” ma compia gli atti che gli competono sostituendo chi dal marzo 2013 ha continuato ad illudere gli italiani, le famiglie dei militari in missione all’estero ed i congiunti di Massimiliano e Salvatore, e di chi a livello istituzionale ha ignorato la sorte dei due militari forse perché allergico all’odore ed alla foggia delle uniformi militari.

A tale riguardo Le ricordo Onorevole Letta che il suo Ministro degli Esteri non ha fatto nemmeno una visita lampo ai nostri due ragazzi, se non altro per rendersi conto di persona di cosa stesse realmente accadendo, perché impegnata a rincorrere unica il Europa il neo eletto ministro Iraniano, ad occuparsi forse anche in maniera azzardata delle armi chimiche di Assad od, ancora , a studiare per poi apprezzarlo il provvedimento del parlamento di Montevideo, che conferisce allo Stato la possibilità di produrre e vendere cannabis.


Presidente Letta, forse è ora di rimodulare il tutto magari anche disattendendo possibili suggerimenti del suo predecessore.

Fernando Termentini, 10 feb 2014 - ore 16,30

 

 

 

domenica 9 febbraio 2014

Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, cosa accadrà il 10 febbraio

Domani, 10 febbraio 2014, la Corte Suprema indiana dovrebbe emettere il verdetto decisivo su come procederà sul piano giudiziario nei confronti dei due nostri Fucilieri di Marina ceduti dall’Italia all’India per un’indebita azione penale e contro ogni dettato del diritto internazionale e di quello pattizio.
 
Una storia dai connotati molto oscuri che trova origine da due atti fondamentali. L’assoluta disattenzione indiana  del Diritto internazionale e della Convenzione del Mare (UNCLOS) per quanto attiene alla collocazione di dove dovrebbero essere avvenuti gli eventi,  20,4 miglia dalla costa, assolutamente in acque internazionali. La totale noncuranza italiana per non aver preteso l’applicazione del diritto di immunità funzionale riconosciuto dal diritto pattizio a tutti i militari del mondo, se coinvolti in eventi gravi in occasione dell’espletamento del compito loro assegnato dallo Stato di appartenenza. Prerogativa peraltro riconosciuta dall’India ai suoi militari anche nel caso di reati volontari come avvenuto recentemente in Congo dove due soldati inquadrati nel contingente di pace Onu  hanno stuprato una donna.

Una data fondamentale il 10 febbraio,  dopo 24 mesi di gioco delle tre carte gestito da un’India disattenta alle regole, poco rispettosa dell’Italia, ma molto sensibile alle pressioni interne esercitate da caste potenti, qualcuna forse  vicina anche alle organizzazioni malavitose locali complici della pirateria marittima.
 
Cosa deciderà la Corte Suprema indiana non è facile prevederlo, qualsiasi ipotesi potrà essere sconfessata considerata la elasticità di interpretare ed applicare le leggi in vigore nel Paese, come è fino ad ora avvenuto.

Un esempio fra tutti,  la decisione del 18 gennaio 2013 della Suprema Corte che pur ammettendo che i fatti fossero avvenuti in acque internazionali, decideva di instituire un Tribunale Speciale con un giudice monocratico al quale affidare il caso incaricando la NIA di svolgere  le indagini.

Siamo arrivati ad oggi passando da una serie di rinvii di giudizio non sempre motivati, accompagnati però da parole di estremo ottimismo di molti rappresentanti istituzionali italiani. Per costoro tutto sarebbe dovuto terminare entro dicembre 2013 e Massimiliano e Salvatore avrebbero trascorso liberi il Natale a casa.

Certezze avvalorate da affermazioni di condivisione dell’approccio indiano alla vicenda,  come quelle ufficializzate a maggio u.s. dal Vice Ministro agli Esteri Pistelli quando, pur male informato sullo status dei due Fucilieri di Marina da lui chiamati “Lagunari”, ci riferiva di “Regole di ingaggio” condivise e sottoscritte con l’India.  Il tutto accompagnato dalle continue assicurazioni del dott. Staffan de Mistura sulla sicurezza di  un processo equo e rapido,  completamente mutuate in più di un’occasione dal Ministro degli Affari Esteri Emma Bonino, in verità, però,  sempre molto distaccata dal caso forse perché allergica alla foggia delle uniformi militari.

A qualche ora dalla decisione che tutti aspettiamo dall’India la notizie si accavallano e, come di consueto, molte sono in contraddizione tra loro con lo scopo di portare avanti l’azione di disinformazione in corso da 24 mesi  focalizzata a ribadire la colpevolezza dei nostri Marò e nello stesso tempo a presentare al mondo “un’India comprensiva e pronta a concedere”. Domani, quasi sicuramente, la Suprema Corte ci dirà che i due Fucilieri di Marina saranno giudicati non più per atti di terrorismo, ma perché colpevoli di un atto di violenza in mare, un reato che prevede un ampio ventaglio di sanzioni, compresa la pena di morte. Pena capitale che, però, non sarà applicata dalla “magnanima India”, prevedendo solo dieci anni di carcere.  

Ieri sera una serie di notizie da Delhi confermano queste ipotesi. L’opinionista Siddharth Varadarajan, Accademico ed ex direttore Hindu dichiara “Quando il processo nei confronti dei marò comincerà, la questione della giurisdizione indiana potrà essere contestata dall'Italia", come peraltro contemplato nella sentenza della Corte suprema del gennaio 2013. La difesa italiana - ha aggiunto - potrebbe presentare un secondo ricorso anche presso la stessa Corte suprema che un anno fa aveva sottratto il caso alla polizia del Kerala”, ma in questo caso “i tempi si allungherebbero notevolmente".

''The Asian Age'' ricorda che dopo avere dato il via libera alla Nia di perseguire Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sulla base del Sua act, adesso il Ministero dell’Interno ha rivisto la sua posizione e i due fucilieri di Marina saranno processati con una legge che prevede un massimo di reclusione di 10 anni e una multa.

 The Times of India sostiene che il ministero dell'Interno ha mantenuto l'uso della Legge per la repressione della pirateria (Sua Act del 2002) disponendo che sia applicato l’art.3 comma 'a' che prevede che chi "commette un atto di violenza contro una persona a bordo di una piattaforma fissa o una nave e che mette in pericolo la navigazione sicura di essa sarà punito con la prigione per un periodo che può giungere fino a dieci anni ed è sottoponibile a multa".

The Indian Express, da parte sua,  ribadisce che contro Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sarà applicata la sezione 302 del Codice penale indiano che implica una possibile condanna a morte, anche se “la possibilità per gli imputati di essere condannati alla pena capitale - conclude il giornale - e' davvero bassa”.

Nessun giornale indiano ci dice però  come  New Delhi intenda uscire da questo nuova situazione estremamente confusa, lasciando in sospeso l’importantissima decisione a quale agenzia sarà  affidato il caso, con un sicuro e scontato allungamento dei tempi.

Il dott. de Mistura, da parte sua,  rilascia un’intervista al quotidiano Il Tempo nella quale ci ricorda che “Lunedì sarà il giorno della verità” e che “Ora l'accusa deve scoprire le sue carte e per ognuna di queste abbiamo pronte le contromosse”. Parole rassicuranti, ma poco concrete.

Infatti se  la Corte indiana deciderà di applicare la SUA pur derubricando il reato da evento terroristico ad atto di violenza, l’accusa non sarà tenuta a scoprire alcuna carta perché  l’ordinamento giuridico indiano con riferimento alla SUA prevede che chi dovrà scoprire le proprie carte deve essere la difesa dei due Marò per affermarne l’innocenza .

 l dott. de Mistura precisa, anche, che lunedì 10 non potrà essere considerato come  "il giorno del giudizio", ma dimentica di chiarirci se il giudice potrebbe accogliere l’istanza della pubblica accusa sulla revoca dell’affidamento giudiziario all’Ambasciata italiana  dei due Fucilieri, nel qual caso si potrebbe prospettare l’arresto dei due. Conclude l’intervista con la frase “Ora dobbiamo riportare a casa con onore Girone e Latorre”.

Non possiamo condividere queste conclusioni perché non si può accettare che si parli di onore dopo aver riconosciuto all’India l’indebito diritto di giudicare ed emettere una sanzione detentiva di dieci anni. Sicuramente se tutto ciò avvenisse la vicenda non verrà conclusa con un “soluzione onorevole” anche se in molti si impegneranno per dimostrala tale.

Massimiliano Latorre e Salvatore Girone appartengono alle nostre Forze Armate  e sono stati catturati e detenuti in modo assolutamente illegittimo dall'India mentre erano in missione antipirateria nell'interesse di tutta la Comunità internazionale. Latorre e Girone devono essere restituiti all'Italia "con onore", come ha sottolineato lo stesso Capo dello Stato e quindi rimandati in Patria senza alcuna condanna nei loro confronti e non “portatori di condanne concordate” attraverso non meglio definite regole di ingaggio di cui si è parlato, per poi essere restituiti all’Italia in base all’accordo bilaterale dell’agosto 2012 sulla gestione  dei condannati italiani o indiani.


Qualsiasi cosa sarà decisa domani non sarà un episodio che riguarderà solo Latorre e Girone. Ogni decisione diversa da un immediato rimpatrio dei Fucilieri di Marina senza alcun addebito nei loro confronti, rappresenterebbe, infatti, un precedente aberrante e pericolosissimo per tutti i nostri soldati impegnati in missione all'estero. Se accettato dall’Italia,  sancirebbe  la rinuncia esplicita alla Sovranità nazionale sulle sue Forze Armate con una ricaduta assolutamente negativa sul ruolo internazionale del Paese e soprattutto sulla sua credibilità nel tutelare all'estero i nostri connazionali e le nostre imprese.

Alla luce di quanto noto, invece, domani con ogni probabilità si attuerà quanto condiviso e sottoscritto fin dall’inizio fra Italia  ed India come ci ha raccontato a maggio u.s. il Vice Ministro Pistilli, magari con una postilla aggiuntiva all'accordo: i Fucilieri una volta condannati rientreranno in Italia solo dopo che esponenti del governo indiano verranno esclusi da qualsiasi coinvolgimento con le vicende giudiziarie di Finmeccanica.

Un altro pezzo importante della storia della nostra Nazione gestito con frettolosa segretezza senza il coinvolgimento dell’opinione pubblica e del Parlamento. La storia si ripete, accadde anche il 10 novembre 1975 quando Italia e Yugoslavia firmano un Trattato per trasferire alla Yugoslavia la sovranità statuale sulla Zona B del Territorio libero di Trieste.

Forse proprio anche a questa tradizione tutta italiana  si riferiva il Ministro degli Esteri Bonino quando più volte in questi mesi si è richiamata ad una “secret diplomacy” di kissingeriana memoria ed ha sempre invocato la massima riservatezza. Quello  stesso Ministro che ora si indigna se l’India decidesse di applicare comunque la Sua Act, come ha dichiarato ieri sera alla stampa dicendo, "Talune anticipazioni che provengono oggi da New Delhi sull'iter giudiziario del caso dei nostri fucilieri di Marina mi lasciano interdetta e indignata”.

 Forse Signora Ministro la sua indignazione non sarebbe tale se si fosse esposta per caldeggiare la sorte dei due militari italiani. Piuttosto, la sua scelta di rilanciare al Premier l’onore della decisione in una questione di politica internazionale di primaria importanza non le danno il diritto di indignarsi. Piuttosto, almeno si impegni perché  martedì si dimetta chi fino ad ora ha confidato in soluzioni “eque, rapide e giuste” e sia dato immediato corso alla costituzione di una Commissione di inchiesta Parlamentare che accerti le responsabilità oggettive di chi ha deciso il 22 marzo 2013 di restituire i nostri militari all’India, i motivi che hanno indotto a tale decisione e perché non sia stato avviato l’Arbitrato Internazionale.

 Fernando Termentini, 9 febbraio 2014 - ore 09.30