Invece la storia è cominciata due anni orsono mentre chi ci rappresenta sembra che se ne accorga
solo ora. Per la prima volta la Presidente della Camera Laura
Boldrini ufficializza la propria posizione al Presidente dell’Europarlamento, affermando
che “la vicenda riguarda tutta l’Europa”. Anche il Presidente Giorgio
Napolitano a Strasburgo ha finalmente sottolineato che “i due
marò non erano in India a pescare ma per una missione internazionale”. Un’uscita
inaspettata quella del Presidente dopo mesi di silenzio nonostante che in passato
fosse stato invitato reiteratamente -
anche da scrive - a far conoscere il suo pensiero sulla vicenda.
I parlamentari improvvisamente
scoprono che chi ha riconsegnato i nostro Marò all’India ha compiuto un atto
indebito delegando a Delhi il diritto di giudicare. Lo dice esplicitamente il Presidente
della Commissione Difesa del Senato
Un coro di voci che dal silenzio più assoluto ha
raggiunto toni altissimi. Anche il Presidente della Commissione Esteri fino ad
ora silente parla e, petto in fuori, reclama che la vicenda deve essere portata a livello internazionale. Ci informa,
“finora i
governi italiani per trovare un componimento della vertenza si sono concentrati
nel confronto con la giustizia indiana “, “ bisogna vedere se non e' venuto il
momento non solo della internazionalizzazione politica del caso” e “ma anche di
quella giudiziaria portando la vertenza stessa a livello internazionale. Nel
frattempo dobbiamo rinnovare la richiesta che i due fucilieri di marina
ritornino in Italia''.
Un
richiamo a quello che doveva essere avviato da tempo, un Arbitrato internazionale
che imponesse all’India il rispetto del Diritto internazionale e quello pattizio
relativamente all’immunità funzionale.
Tutti
costoro anche nel buio mese di marzo 2013 sedevano in Parlamento, ma allora non
parlarono condividendo supinamente che i due Fucilieri di Marina fossero rispediti in India, neanche fossero un pacco postale.
Anche il Presidente della Commissione Esteri
della Camera in quei giorni era forse disattento invocando un ricorso alla Giustizia
internazionale che, invece, già l’11
marzo u.s. era stato individuato dall’allora Ministro Terzi. La richiesta di un
Arbitrato internazionale, prassi consolidata quando esiste una controversia fra
Stati, atto procedurale assolutamente normale come dimostra l’azione intrapresa dai Paesi
Bassi contro la Russia. il 4 ottobre 2013, quando il Regno dei Paesi Bassi ha avviato un
procedimento arbitrale contro la Federazione russa a norma dell'allegato VII
alla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (International
Tribunal for the law of the sea Tribunal International du Droit de la Mer : Press Release, Arbitrators Appointed in the Arbitral Proceedings Instituted by the Kingdom of the Nerherlands Against
the Russian Federation in respect of
the Dispute Regarding the Artic Surnise).
Una conferma che la strada individuata dal Responsabile della
Farnesina, l’Ambasciatore Terzi, era la via maestra da percorrere senza esitazione,
peraltro precedentemente concordata con i Ministri coinvolti nella vicenda per
funzione, dallo stesso Premier Monti e comunicata a tutte le più importanti Sedi
Diplomatiche sparse nel mondo.
Procedendo in questa
direzione si sarebbe fatta chiarezza e l’India non avrebbe potuto continuare
con lo scialbo “gioco delle tre carte”, che sicuramente non è destinato a
cessare. Un’iniziativa che oggi, a distanza di sette mesi, l’Onorevole Cicchitto ritiene assolutamente
necessaria, scoprendo improvvisamente un
importante aspetto del Diritto Internazionale nonostante dovrebbe essere noto
fin dal primo momento a chiunque si sieda fra tavoli della Commissione Esteri
della Camera dei Deputati.
L’unico
risultato certo è che dopo 24 mesi Delhi continua a tenere banco. Ora parla di
un ripensamento che prevederà l’applicazione della Sua Act (la legge antiterrorismo
indiana) escludendo però la pena capitale. Sembrerebbe una vittoria italiana ,
ma invece è l’ennesima sconfitta perché secondo l’Ordinamento indiano applicare
la SUA significa obbligare l’imputato a dimostrare la propria innocenza
sollevando il Tribunale da provare la colpevolezza.
Un
particolare di non poco conto considerando che la difesa dei due militari è
stata esclusa dalle indagini oggettive e scientifiche e quindi non è al momento
in possesso di elementi sui quali costruire un impianto difensivo credibile.
L’affanno politico,
però, non sembra coinvolgere né il Presidente del Consiglio Letta che solo oggi
ha scritto al quotidiano Il Tempo rassicurando l’impegno del Governo, una sorta
di dichiarazione di intenti ormai nota e ritrita perché nel passato appannaggio
di tanti.
Per contro il Ministro
degli Affari Esteri Bonino continua a tacere, solo un’altra modesta
dichiarazione oggi quando ricorda, bontà sua, che l’India non ha diritto di
giudicare, mentre accetta che il Ministro della Difesa Mauro apra contatti
diretti con il Segretario Generale delle
Nazioni Unite, atto inconsueto per il massimo Rappresentante della Difesa,
forse unico nella storia dell’ONU da quando è stato fondato.
La situazione è sempre
meno chiara con i vertici della Marina
Militare che scelgono la navigazione a “quota periscopio” . Molti ci
sarebbe da chiarire ed un giorno pretenderemo che venga fatto. Aspetti poco
chiari come ieri ci ricorda Antonio
Milella che nel blog “La vera Italia ”, quando richiama
alla memoria gli avvenimenti di quel buio
mese di marzo 2013 e scrive Terzi, all' epoca
della decisione di trattenerli in Italia e istituire la richiesta di arbitrato
in data 11/3/2013 al termine della " licenza elettorale "
pressarono l' allora PdC Monti per bocca dell' ex Ministro Passera non solo a
rinunciare all' arbitrato ma addirittura a riconsegnarli all' india contro ogni
logica di diritto internazionale”.
(http://veraitalia.blogspot.it/2014/02/i-due-maro-il-gioco-delle-tre-carte.html?spref=fb).
L’India
intanto continua a fare buono e cattivo tempo, annunciando soluzioni e nello
stesso tempo rinnegandone i contenuti, forse si prepara a cancellare il rischio
della pena di morte per i nostri militari con un artifizio normativo degno del
più abile pragmatismo orientale e si prepara probabilmente a chiedere come
contropartita la tutela da parte italiana dell’immagine di rappresentati di
vertice dell’attuale Governo, che sembra siano implicati direttamente nelle
tangenti di Finmeccanica.
L’Arbitrato
continua a rimanere una dichiarazione di
principio a cui non viene dato corso. I motivi di questa decisione non sono
chiari né intuibili soprattutto dopo che insigni accademici esperti di diritto
internazionale si sono pronunciati favorevolmente.
Un’ipotesi
potrebbe essere quella che si vuole evitare che in occasione dell’Arbitrato si
sia costretti a produrre documenti o riferire fatti che potrebbero creare
imbarazzo chi ha perso determinate decisioni, a partire da quella di aver
accettato la proposta dell’Armatore di far rientrare la Lexie sul porto di
Koci.
2 commenti:
Il comportamento del governo e' semplicemente scandaloso. Dovrebbero andare loro a sostituire i due maro' e farsi processare al loro posto. La Bonino poi fa proprio pena....e pensare che la stimavo ...
Mart@
Anche io la stimavo una delusione completa
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