Come avevamo previsto,
Lo ha confermato il procuratore generale E.G. Vahanvati specificando
che nelle intenzioni del governo il Sua act dovrebbe essere applicato senza una
specifica richiesta di pena di morte, che, però, di fatto non viene esclusa.
Attraverso le Agenzie di stampa veniamo informati che l’avvocato
della difesa Mukul Roahtgi ha respinto con decisione la posizione del PM e che
“il giudice Chauhun ha detto : “capisco che di fronte a questa situazione sono
io che devo decidere”, lasciando intendere che Delhi ha scaricato sul tribunale
ogni responsabilità oggettiva, mentre per il tramite della Procura Generale continua
ad accusare di terrorismo due militari italiani, pur dimostrandosi generosità avendo mitigato la natura della possibile pena,
ma non demorde, però, di continuare a proporre al mondo le Forze Armate italiane
come una fucina di possibili terroristi pronti a colpire.
E’ palese, comunque, che gli indiani siano incapaci
di produrre prove valide e che la Suprema Corte , la procura generale ed il Governo stiano
tentando di giustificare in qualche modo il ritardo di 24 mesi nelle indagini.
Un fatto inaccettabile per un ordinamento giudiziario improntato al modello
anglosassone e che li rende ridicoli agli occhi del mondo.
Una situazione abnorme che oggi ha avuto il suo
26° epilogo e che da un paio di settimane spinge personalità politiche ed
istituzionali italiane prima silenti, ad imboccare la strada dei proclami,
quasi volessero intimorire l’India che, invece, prosegue per la sua strada,
senza tentennamenti.
Il Ministro degli Esteri che urla il suo sdegno,
ma rimane alla Farnesina preferendo
delegare il Commissario di Governo a rappresentare l’Italia in un momento così
difficile. Nello stesso tempo accetta che l’Italia sia additata come un Paese
di terroristi nel momento che due suoi militari sono giudicati da uno Stato terzo
applicando una legge antiterrorismo.
In questi ultimi giorni, la Rappresentante della Farnesina, ci ha assordato
con proclami altisonanti del tipo, "Talune anticipazioni che provengono
oggi da New Delhi sull'iter giudiziario del caso dei nostri fucilieri di Marina
mi lasciano interdetta e indignata". "Sconcertante e inammissibile
riferimento a legge antipirateria", "Il governo ritiene sconcertante
il riferimento (alla legge antipirateria indiana, ndr) e farà valere con forza
e determinazione in tutte le sedi possibili l'assoluta e inammissibile
incongruenza di tale impostazione, anche rispetto alle indicazioni a suo tempo
fornite dalla stessa Corte Suprema indiana".
Una Bonino indignata che grida “no” alla legge sul terrorismo
anche senza pena morte (ANSA 8 feb). "L'eventuale richiesta di
applicazione della SUA (Act, la legge antiterrorismo indiana, anche nella parte
che non obbliga a chiedere la condanna a morte, ndr) quale base di imputazione
per i due maro', laddove dovesse essere confermata, - prosegue il capo della
Diplomazia italiana - sarà contestata in aula dalla difesa italiana nella
maniera più ferma". "Il
Governo ritiene sconcertante tale riferimento e farà valere con forza e
determinazione in tutte le sedi possibili l'assoluta e inammissibile
incongruenza di tale impostazione anche rispetto alle indicazioni a suo tempo
fornite dalla stessa Corte Suprema indiana".
Forse con cotanta determinazione esplicitata poche ore prima della
decisione di oggi della Corte Suprema indiana intendeva mandare un messaggio
preciso al Tribunale indiano ma non ha avuto successo. La pubblica accusa ha
confermato il suo proposito ed il Ministro Bonino almeno per ora è ritornata
nel silenzio perché probabilmente impegnata a tessere un’altra azione di “Secret
Diplomacy”.
Anche Staffan de Mistura prima delle decisioni di oggi ha
ripetutamente dichiarato "Il Sua
Act e' per noi una "linea rossa' e lo respingiamo", ma
all’odierna richiesta ormai formalizzata
dal PM indiano non sembra reagire.
L'India da oggi, invece, ha
dichiarato l’Italia, Paese Membro dell’Unione Europea, come uno Stato terrorista e Barroso, Van Rompuy e lady
Ashton, non dicono nulla. Un silenzio
grave perché come ci ricorda Gianni Pittella, vice presidente vicario del
Parlamento europeo ed esponente Pd riferendosi alla prossima presidenza
italiana della UE ha sottolineato "Questo vuol anche dire che a breve la
presidenza dell'Unione Europea sarà
nelle mani di uno Stato terrorista”.
Da Delhi arriva il rinvio. Il Presidente Letta da
Roma torna a ripetere “reagiremo” ma dimentica di dirci come. Il Premier ha
anche commentato su twiter "L'imputazione proposta dalle autorità indiane" a carico di Massimiliano Latorre
e Salvatore Girone è "inaccettabile", dichiara ma non cambia nulla
rispetto al passato: continua ad affidarsi a de Mistura che si limita a
ricordarci "Abbiamo riproposto con forza la richiesta che i maro' tornino
in Italia", in attesa di una
soluzione sul processo.
Una voce solitaria, invece, ma concreta, quella dell’onorevole Cirielli
che con la sua consueta incisiva
determinazione ha affermato
perentoriamente che l’India è fuori dalla legalità internazionale e ne è una
dimostrazione anche "Il blocco da
parte del Consolato indiano del visto all'eurodeputato di Fratelli d'Italia,
Carlo Fidanza, che intendeva recarsi a New Delhi per incontrare i nostri due
maro', Massimiliano
Latorre e Salvatore Girone”. Aggiunge l'Italia ha fatto una figuraccia mondiale, ma
l'India con il suo comportamento prepotente ce la sta mettendo tutta per fare
peggio. Attendiamo ora i conseguenti passi diplomatici da parte del Governo.
Proclami in tempo reale o datati di qualche
giorno ma sempre solo parole che rispecchiano l’affanno di un Esecutivo e di un
Parlamento fino ad ora disattento alla vicenda e che ora, invece è obbligato ad
appropriarsene anche se non sono cooperanti rapite dal “vile nemico” o giornalisti
andati allo sbaraglio a caccia di scoop.
Sono solo due cittadini italiani militari di professione che l’India ha bollato come terroristi, colpevoli, invece, di essere solo custodi di tradizioni democratiche e di un’etica militare sconosciuta al Paese dei Maharaja, come dimostrano i tanti e ripetuti episodi non dignitosi in cui sono coinvolti militari indiani in giro per il mondo.
Parole ripetitive che non dicono nulla di nuovo
come quanto dichiarato dal Ministro degli Esteri Bonino ai microfoni della RAI ,
“tutte le opzioni sono sul tavolo”, l’Italia ha “parecchi assi nella manica”.
Quali siano non è detto saperlo.
Un altro proclama lanciato nel nulla, mentre il Ministro della Difesa Mauro appena
arrivato in India sta rientrando precipitosamente in Italia forse perché
interessato ad un imminente rimpasto di Governo ed il machiavellico de Mistura rimane in India non
si comprende a che fare visto che finora l’unico successo ottenuto sono 26
rinvii.
L’India, comunque, sta dimostrando di saper
giocare sapientemente le carte e l’Italia continua a subirne le conseguenze
dopo che il 22 marzo 2013
ha riconsegnato all’indebito giudizio di Delhi due militari italiani e
che di lì a qualche mese fonti istituzionali italiane hanno parlato di una
soluzione prossima regolata da “regole di ingaggio condivise con l’India”.
Probabilmente uno degli assi della Bonino è
proprio la condivisione di una condanna che escluda la pena di morte e consenta
ai due Fucilieri di Marina di rientrare in Italia nel quadro dell’accordo
bilaterale dell’agosto 2012 sulla gestione dei condannati dei rispettivi paesi.
Patti assurdi o addirittura scellerati se venissero confermati. Se rientrare con
onore come anche affermato recentemente dal Presidente della Repubblica,
significa accettare la colpevolezza pur mettere la parola fine alla vicenda
connotata da particolari che se approfonditi potrebbero dare fastidio a
qualcuno, la parola “onore” non ci appartiene.
A Massimiliano e Salvatore deve essere
concesso l’onore che loro compete come militari , un
patrimonio personale che pochi hanno e di cui i due Fucilieri di Marina devono
andare fieri. Non possono essere scambiati alla stessa stregua di quanto
avviene per delinquenti comuni e di questo lo Stato deve farsene carico. Non è
accettabile invece che la loro onorabilità sia più o meno sancita dall’India
che in 24 mesi ha sapientemente gestito un perverso gioco dell’oca cambiando le
regole in corso d’opera, per arrivare a definire i nostri militari terroristi.
Non è possibile accettare ulteriori offese, chi
ha gestito finora la vicenda sta dimostrando che l’aver rinunciato
all’Arbitrato Internazionale è stato un gravissimo errore sul piano temporale e
su quello oggettivo e pur di non ammettere lo sbaglio continua a percorre una
strada pericolosa e poco dignitosa per il nostro Paese !
Nessuno, invece, ha
ascoltato la voce dell’Ambasciatore Giulio Terzi , primo
tra tutti a richiedere ininterrottamente da almeno 1 anno l'attivazione
di un Arbitrato internazionale in sede ONU. Colui che da Ministro degli Esteri
dell'allora Governo Monti si dimise dal prestigioso incarico dopo essersi
rifiutato di apporre la Sua firma sull'ordine di rientro in India dei due Marò,
precisando che "vi sono valori che non sono negoziabili", lo stesso
Terzi che a più riprese ha successivamente denunciato le motivazioni
"mercantili" e commerciali alla base della decisione illegittima e
scellerata di rimandare i Marò in India senza aprire un contenzioso formale con
New Delhi.
Credo, anzi auspico che sia giunta l’ora che il
Premier Letta non si limiti anche lui solo ad “inorridire” ma compia gli atti
che gli competono sostituendo chi dal marzo 2013 ha continuato ad
illudere gli italiani, le famiglie dei militari in missione all’estero ed i
congiunti di Massimiliano e
Salvatore, e di chi a livello istituzionale ha ignorato la
sorte dei due militari forse perché allergico all’odore ed alla foggia delle
uniformi militari.
1 commento:
Credo che il problema sia legato al Sua act.
Se non sbaglio esso è l'unica norma che consente all'India di avanzare pretese giurisdizionali sul caso.
Pochè la vicenda non è avvenuta in acque territoriali, essa potrebbe essere di competenza indiana solo nei casi tassativamente previsti dalle norme di cui l'India stessa è firmataria che non includono l'episodio. Il ricorso al Sua Act è quindi fondamentale per arrogarsi la competenza e giustificare la propria condotta.
Se non erro, dunque ,una pronuncia contraria al ricorso Sua farebbe automaticamente decadere la competenza indiana in merito e ciò spiega la riluttanza a rinunciare a questa legge che fatalmente inscrive i il caso nel terrorismo
Posta un commento