lunedì 5 maggio 2014

Vicenda Fucilieri di Marina : dovrebbe essere iniziata una nuova fase, quale ?


Appena 10 giorni orsono tutti coloro che dal primo momento si occupano della triste vicenda di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, hanno gridato un entusiastico “evviva!” leggendo le agenzie di stampa attraverso le quali la Ministro Mogherini annunciava l’inizio di una nuova fase per i due Fucilieri di Marina. 
 
Dopo mesi di buio assoluto, infatti, in cui il Governo Letta aveva proseguito la linea di accondiscendenza nei confronti dell’India instaurata dal Governo Monti, qualcosa di nuovo sembrava affacciarsi all’orizzonte.

De Mistura l’inviato speciale italiano veniva sollevato dall’incarico di “inviato speciale” seppure accompagnato da parole di “summa cum laude” in cui probabilmente ha creduto solo lui  dopo che il suo machiavellico approccio al problema aveva prodotto i risultati a tutti noti.

Finalmente la Responsabile della Farnesina ci faceva sapere che “E' stato avviato un percorso di procedura internazionale sul caso dei due fucilieri detenuti in India", sostituendo le ricorrenti assicurazioni del precedente Ministro che per quasi un anno insieme a de Mistura ci avevano assicurato con cadenza ciclica “un processo rapido ed equo”, con qualcosa di concreto sul piano giuridico. Qualcosa da tempo auspicato da moltissimi, esperti di Diritto Internazionali, analisti di situazione, esperti di pirateria marittima, comuni cittadini ed in primis l’Ambasciatore Terzi che dall’11 marzo 2012 tuonava, solo contro tutti, la necessità di ricorrere all’Arbitrato internazionale.

Una voce quella della Mogherini a cui faceva da controcanto l’altra importante dichiarazione del Ministro della Difesa Pinotti che nella stessa circostanza invocava il diritto italiano di garantire ai due militari l’immunità funzionale, prerogativa riconosciuta in tutto il mondo e non invocata - almeno per quanto noto - solo dai predecessori della Pinotti nei precedenti Governi Monti e Letta.

La Ministro in quei giorni annunciava quindi l’inizio di “una fase nuova” anche se forse iniziata in un modo non completamente condivisibile, partendo da un atto ufficiale come la quinta nota verbale inviata all’India, riservandosi di decidere il tipo di passi successivi da compiere dopo la risposta indiana.

Oggi, 5 maggio tutto è tornato nel silenzio più assoluto come se il problema dei due Marò non esistesse da 800 giorni. Così però non è e lo  sappiamo tutti noi che in questi lunghi mesi non ci siamo mai arresi e non ci arrenderemo  di fronte all’isteresi che contraddistingue molti dei livelli Istituzionali impegnati nella vicenda specifica.

Non ci si può accontentare solo di dichiarazioni del momento peraltro, si conceda l’espressione, viziate da un’inerzia incomprensibile dal momento che il MAE ancora produce note verbali quando, generalmente, dopo la prima nota formalizzata senza esito si procede agli atti che il Diritto Internazionale mette a disposizione, primo fra tutti l’Arbitrato.

Non ci si può accontentare che il Premier Renzi continui ad assicurare il suo personale impegno nella vicenda e di farsi carico di parlare della vicenda  con il Segretario Generale delle Nazioni Unite, dimenticando alcune precedenti posizioni dello stesso sul problema e dimenticando, soprattutto, che un’ingerenza ufficiale delle NU nel caso specifico non rientra nelle attribuzioni dell’ONU. Ci saremmo aspettati, invece, un’iniziativa che confermasse l’approccio decisionista che sembra contraddistinguere l’attuale Premier: avviare immediatamente un Arbitrato Internazionale, prassi usuale in ambito di controversie fra Stati che solo l’Italia ha abiurato nel caso di due Marò, forse per non disturbare altri interessi ben più importanti della sorte di due militari svenduti ad un Paese Terzo.

Il silenzio di regime è tornato ad essere imperante e quello che più preoccupa, fatte salve poche eccezioni, è la condivisione del mutismo da  parte degli organi di informazione forse più interessati a non disturbare chi garantisce loro il sostegno pubblico attraverso le prebende di Stato. Aspettiamoci altre parole a ridosso del 25 maggio, sicuramente non fatti.

E’ assurdo che i Presidenti delle Commissioni Esteri e Difesa sono stati pronti a far sentire il loro sdegno con altisonanti proponimenti che tali sono rimasti, quasi che esistano note di linguaggio di regime che non possono essere superate.  E’ una vera e propria presa in giro che non credo gli italiani meritino, soprattutto Massimiliano, Salvatore e le loro famiglie.

Tutto ciò è inaccettabile in quanto lede i diritti dei cittadini di una democrazia moderna ai quali non può essere negata l’informazione in particolare quando trattasi della sorte di due Militari italiani colpevoli solo di aver adempiuto il compito loro assegnato.

Non lasciamoci trascinare dal silenzio, non lasciamoci convincerci che la riservatezza gioca a vantaggio dei nostri “fratelli” e scuotiamo la polvere che si è depositata su tutti i media per nascondere la loro accondiscendenza a ciò che i regime vuole o non vuole.

 L’annunciata nuova fase ormai è tempo che inizi e non sia invece l’ennesimo motivo per guadagnare tempo nell’affrontare una vicenda che ormai ha del grottesco se non fosse vera e per la quale cediamo giorno dopo giorno un pezzo di credibilità nazionale.

Massimiliano e Salvatore attendono da troppo tempo alla stessa stregua delle loro famiglie, non dobbiamo renderci complici di chi forse ha già pianificato di accettare condanne lievi, un rientro (quando ?) in Italia in base ad accordi bilaterali sottoscritti con l’India sulla sorte dei delinquenti comuni dei due Paesi ed intanto prende tempo stilando note verbali.

Non stiamo contrattando lo scambio di merci ma della vita e del futuro di nostri concittadini che hanno scelto di dedicare la propria vita al servizio dello Stato.

Fernando Termentini, 5 maggio 2014 , ore 13,30

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