Ora
si ritorna al passato ma con un notevole ritardo e dopo aver concesso all’India ampi spazi di manovra sul piano giuridico. In
primis l’indennizzo alle famiglie dei due poveri pescatori
indiani concesso con ampia risonanza mediatica dall’allora Ministro della Difesa Di Paola seguito dalla
presenza pressoché costante del rappresentante del Governo italiano dott. De Mistura
e dell’Ambasciatore Mancini nelle aule dei Tribunali indiani
in occasione delle numerose udienze. Messaggi sicuramente interpretati dalla
controparte indiana come ammissioni di responsabilità italiane e riconoscimento
dell'azione giudiziaria di Delhi. Atti formali seguiti anche da importanti iniziative
oggettive che si sono trascinate nei mesi senza risultato alcuno, come la “secret diplomacy” di
boniniana memoria rimasta tale e, in questi ultimi mesi, da non meglio chiarite
attività di intelligence, anche esse fallite miseramente.
Il tempo è
trascorso inesorabilmente a vantaggio dell'India offrendo a Delhi l’opportunità di rivendicare diritti inesistenti. Non in
ultimo la recente dichiarazione del procuratore generale indiano P.S. Narshima
che ha anticipato che nella prossima udienza del 10 agosto di fronte al
Tribunale di Amburgo (Itlos) “contesteremo al
Tribunale dell’Itlos la sua stessa giurisdizione (titolarità a
decidere ndr) perchè solo l’India ha la
giurisdizione di perseguire crimini avvenuti nel Paese” e “l’India contesterà all’Italia anche di non aver esperito tutte le procedure legali previste
dalla legge indiana prima di invocare la giurisdizione dell’Itlos”.
Affermazioni
sicuramente pretestuose e parte di una strategia legale, però anche indotte
dalle esitazioni italiane nel prendere posizioni decise, non in ultimo quella
che a distanza di più di 10 giorni dalla formalizzazione della richiesta
della custodia cautelare non risulta, , per quanto dato da sapere, che il
Governo italiano abbia ancora nominato il proprio giudice che dovrà far parte
della Corte giudicante. La stampa italiana, per contro, dopo un torpore durato più di sei mesi ha dedicato ampi spazi alla decisione di attivare l’Arbitrato, esaltando l’efficacia dell’atto giuridico come unica iniziativa possibile per risolvere il problema. Agenzie riportano dichiarazioni istituzionali alle quali si accompagnano interventi di opinionisti ed accademici esperti di diritto internazionale che esprimono le più svariate posizioni a favore dell’Arbitrato, fino ad oggi, invece, proposto da pochi come atto essenziale. Per citarne alcuni, l’Amb. Terzi la Professoressa del Vecchio docente alla Luiss ed esperta di diritto del mare e, molto modestamente, chi scrive.
I pareri sono molti ed anche scontati. Qualcuno esprime il timore che all’Italia non vengano riconosciuti i requisiti per il rilascio delle misure cautelari in assenza di “rischio imminente di danno irreparabile”, dimenticando che il “danno irreparabile” c’è già stato con la malattia che ha colpito Latorre forse proprio per il ritardo nel ricorrere all’Arbitrato e che si potrebbe ripetere coinvolgendo Girone, ormai certamente stressato dalla lontananza dalla famiglia.
Opinionisti che attraverso le pagine dei maggiori quotidiani italiani dibattono sulle diverse e possibili opzioni a cui potrebbe ricorrere il Tribunale di Amburgo, anche disquisendo su particolari che non è azzardato definire “certi”. Uno fra tutti, l’eventualità che Itlos accolga la richiesta cautelare italiana optando di trasferire Girone
Pareri di
tutto rispetto ma palesemente orientati a giustificare i ritardi accumulati
quasi fossero stati ineludibili per creare una cornice giuridica e politica
favorevole all’Italia che, però, non sembrerebbe tale considerando le
dichiarazioni indiane. Si dimentica, invece, di chiarire che se si fosse
ricorsi all’arbitrato preparato l’11 marzo del 2013 dall’allora
Ministro Terzi, l’India avrebbe potuto disporre di più modesti “ragioni
oppositive”.
Un’attenta rilettura del comunicato del Governo del 18
marzo 2013 pubblicato sul sito della Farnesina, potrebbe aiutare a comprendere
il perchè quello era il momento più
favorevole per attivare la giustizia internazionale. Rileggendo il testo,
infatti emerge “…..La nostra richiesta alle Autorità indiane di
avviare consultazioni ex art. 100 e art. 283 della Convenzione sul Diritto del
Mare (UNCLOS) non ha sinora ricevuto riscontro. Tale percorso era stato
indicato dalla stessa sentenza della Corte Suprema indiana del 18 gennaio.....
. Diniego indiano abbiamo altresì registrato.........all’ulteriore nostra
proposta di consultazioni tra esperti giuridici. Tale posizione da parte
dell'India ha ........modificato lo scenario e i presupposti sulla base dei
quali era stato rilasciato l'affidavit (l’impegno che i due Marò rientrassero
in India ndr). Nelle mutate condizioni il rientro in India dei Fucilieri
sarebbe stato in contrasto con le nostre norme costituzionali…… Per questi
motivi, il Governo italiano è giunto alla determinazione, ............ di
formalizzare l'11 marzo l’apertura di una controversia internazionale”.
Guardiamo
comunque fiduciosi al futuro con la speranza che la strategia posta in essere
dal baronetto inglese a cui sono state affidate le sorti dei due nostri
militari dimostri che l’Italia è ben difesa.