mercoledì 29 luglio 2015

Marò e l’Arbitrato internazionale


Dopo più di due anni di silenzio e di iniziative politiche e diplomatiche caratterizzate da un ossequio costante nei confronti di unIndia disattenta ed arrogante nel trattare la vicenda dei due Marò, improvvisamente si ritorna al passato con lavvio della procedura dellArbitrato internazionale pronta fin dall’11 marzo 2013, come annunciato il 18 dello stesso mese da un comunicato del Governo. Un atto fondamentale per dipanare lintricata matassa, preparato attraverso un’attenta azione diplomatica dell’allora Ministro Terzi, a cui, però non fu dato corso per decisione del Presidente del Consiglio del momento.

Ora si ritorna al passato ma con un notevole ritardo e dopo aver concesso allIndia ampi spazi di manovra sul piano giuridico. In primis lindennizzo alle famiglie dei due poveri pescatori indiani concesso con ampia risonanza mediatica dallallora Ministro della Difesa Di Paola seguito dalla presenza pressoché costante del rappresentante del Governo italiano dott. De Mistura e dellAmbasciatore Mancini nelle aule dei Tribunali indiani in occasione delle numerose udienze. Messaggi sicuramente interpretati dalla controparte indiana come ammissioni di responsabilità italiane e riconoscimento dell'azione giudiziaria di Delhi. Atti formali seguiti anche da importanti iniziative oggettive che si sono trascinate nei mesi senza risultato alcuno, come la secret diplomacy di boniniana memoria rimasta tale e, in questi ultimi mesi, da non meglio chiarite attività di intelligence, anche esse fallite miseramente.

Il tempo è trascorso inesorabilmente a vantaggio dell'India offrendo a Delhi lopportunità di rivendicare diritti inesistenti. Non in ultimo la recente dichiarazione del procuratore generale indiano P.S. Narshima che ha anticipato che nella prossima udienza del 10 agosto di fronte al Tribunale di Amburgo (Itlos) contesteremo al Tribunale dellItlos la sua stessa giurisdizione (titolarità a decidere ndr) perchè solo lIndia ha la giurisdizione di perseguire crimini avvenuti nel Paese e lIndia contesterà allItalia anche di non aver esperito tutte le procedure legali previste dalla legge indiana prima di invocare la giurisdizione dellItlos.
Affermazioni sicuramente pretestuose e parte di una strategia legale, però anche indotte dalle esitazioni italiane nel prendere posizioni decise, non in ultimo quella che a distanza di più di 10 giorni dalla formalizzazione della richiesta della custodia cautelare non risulta, , per quanto dato da sapere, che il Governo italiano abbia ancora nominato il proprio giudice che dovrà far parte della Corte giudicante.

La stampa italiana, per contro, dopo un torpore durato più di sei mesi ha dedicato ampi spazi alla decisione di attivare lArbitrato, esaltando lefficacia dellatto giuridico come unica iniziativa possibile per risolvere il problema. Agenzie riportano dichiarazioni istituzionali alle quali si accompagnano interventi di opinionisti ed accademici esperti di diritto internazionale che esprimono le più svariate posizioni a favore dellArbitrato, fino ad oggi, invece,  proposto da pochi come atto essenziale. Per citarne alcuni, l’Amb. Terzi la Professoressa del Vecchio docente alla Luiss ed esperta di diritto del mare e, molto modestamente, chi scrive.

I pareri sono molti ed anche scontati. Qualcuno esprime il timore che allItalia non vengano riconosciuti i requisiti per il rilascio delle misure cautelari in assenza di rischio imminente di danno irreparabile, dimenticando che il danno irreparabile c’è già stato con la malattia che ha colpito Latorre forse proprio per il ritardo nel ricorrere allArbitrato e che si potrebbe ripetere coinvolgendo Girone, ormai certamente stressato dalla lontananza dalla famiglia.
Opinionisti che attraverso le pagine dei maggiori quotidiani italiani dibattono  sulle diverse e possibili opzioni a cui potrebbe ricorrere il Tribunale di Amburgo, anche disquisendo su particolari che non è azzardato definire “certi”. Uno fra tutti, leventualità che Itlos accolga la richiesta cautelare italiana optando di trasferire Girone e Latorre in un Paese Terzo, anziché in Italia. Decisione non possibile ma coerente con quanto previsto dalla specifica normativa giuridica che ci dice come la custodia cautelare sia affidata ad uno Stato Terzo dellONU. Nella fattispecie sicuramente nè Italia nè tantomeno lIndia sono parti terze nella vicenda. A questa si aggiungono altre puntualizzazioni non del tutto condivisibili quando si legge Di Arbitrato si è a lungo parlato in passato. Se è stato avviato solo adesso, è forse perchè è adesso che possono verificarsi le circostanze perchè un processo che deve essere giuridico e politico nello stesso tempo, dia i suoi frutti.

Pareri di tutto rispetto ma palesemente orientati a giustificare i ritardi accumulati quasi fossero stati ineludibili per creare una cornice giuridica e politica favorevole allItalia che, però, non sembrerebbe tale considerando le dichiarazioni indiane. Si dimentica, invece, di chiarire che se si fosse ricorsi allarbitrato preparato l11 marzo del 2013 dallallora Ministro Terzi, lIndia avrebbe potuto disporre di più modesti ragioni oppositive.

Unattenta rilettura del comunicato del Governo del 18 marzo 2013 pubblicato sul sito della Farnesina, potrebbe aiutare a comprendere il perchè quello era il momento più favorevole per attivare la giustizia internazionale. Rileggendo il testo, infatti emerge …..La nostra richiesta alle Autorità indiane di avviare consultazioni ex art. 100 e art. 283 della Convenzione sul Diritto del Mare (UNCLOS) non ha sinora ricevuto riscontro. Tale percorso era stato indicato dalla stessa sentenza della Corte Suprema indiana del 18 gennaio..... . Diniego indiano abbiamo altresì registrato.........all’ulteriore nostra proposta di consultazioni tra esperti giuridici. Tale posizione da parte dell'India ha ........modificato lo scenario e i presupposti sulla base dei quali era stato rilasciato l'affidavit (l’impegno che i due Marò rientrassero in India ndr). Nelle mutate condizioni il rientro in India dei Fucilieri sarebbe stato in contrasto con le nostre norme costituzionali…… Per questi motivi, il Governo italiano è giunto alla determinazione, ............ di formalizzare l'11 marzo l’apertura di una controversia internazionale”.
Guardiamo comunque fiduciosi al futuro con la speranza che la strategia posta in essere dal baronetto inglese a cui sono state affidate le sorti dei due nostri militari dimostri che l’Italia è ben difesa.

Fernando Termentini, 29 luglio 2015 - ore 15,00

 

 

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